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Vulcani Flegrei e Vini a piede franco in “Prephyilloxera”

Dalla preziosa cenere vulcanica dei Campi Flegrei alla valorizzazione del vino flegreo da vigneti a piede franco. Ais Napoli – Malazè – Osservatorio Vesuviano

Vulcani e vini a piede franco un legame indissolubile, antico, forte nei Campi Flegrei. Certo che la natura ci ha aiutato, i vulcani della terra Phlegraea Pedia (Campi Ardenti) hanno deposto nella loro storia eruttiva materiale piroclastico che ha alimentato il suolo. Ma anche la storia ci ha aiutato, crocevia di rotte navali già dai tempi più remoti sono stati il primo territorio della Magna Grecia a essere colonizzato dai Greci e da questi hanno beneficiato della loro arte vitivinicola.

Una storia lunga e affascinante quella del terroir flegreo caratterizzato dalla peculiarità di alberelli alimentati dal suolo caratterizzato dalle ceneri vulcaniche; e che nessuno poteva immaginare che proprio quelle ceneri avrebbero protetto i vigneti flegrei dal distruttivo attacco fillosserico.

Infatti i vitigni di quest’area sono stati immuni all’attacco devastante della fillossera, di quell’insetto originario dell’America del Nord che a partire dalla metà dell’800 distrusse le coltivazioni di mezza Europa. La loro salvezza è avvenuta soprattutto grazie alla tessitura vulcanica del suolo flegreo che ha consentito a quest’uva di mantenere nel tempo le sue caratteristiche originarie.

Questo importante tema è stato affrontato nel primo salone “Prephyilloxera”dedicato esclusivamente ai vini da vigneti a piede franco dell’Ais Napoli e di Malazè Lab.

Rosario Mattera, fondatore e presidente di Malazè

Una bella giornata, quella di sabato 29 ottobre, dedicata ai vulcani e ai vini da vigne a piede franco all’interno della splendida cornice del Rione Terra di Pozzuoli.

Un convegno con il massimo dell’autorità scientifica in tema di Vulcani Mauro Antonio Di Vito direttore INGV Osservatorio Vesuviano, con il presidente Ais Campania Tommaso Luongo e con il presidente di Malazè Rosario Mattera. Poi un seminario con degustazione guidata con il delegato Ais Campania Tommaso Luongo, il delegato Ais Napoli Gabriele Pollio, il delegato consorzio tutela Campi Flegrei Luca Palumbo e il legale rappresentante di Slow Food Campania  Angelo Somma e in serata una degustazione libera nel cuore dei vicoli del Rione Terra.

Mauro Antonio Di Vito, Luca Palumbo, Tommaso Luongo, Gabriele Pollio

Dopo i saluti di Tommaso Luongo e di Rosario Mattera ad aprire il convegno è stato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio Di Vito che ha focalizzato il suo intervento sull’ importanza della natura vulcanica del territorio flegreo su cui questi vini da vigne a piede franco vengono prodotti. La premessa del direttore è stato il ricordo di una esperienza recente, una “passeggiata” con gli archeologi in agli scavi di Quarto: «Uno scavo caratterizzato da un suolo con tante eruzioni recenti rispetto a quelle che sono abituato a vedere – dice il direttore -,. C’erano i resti di un frantoio e mi sono detto guarda un po’ la vocazione di questo territorio. Poi ho visto in lontananza una cantina moderna e mi sono detto che in questo territorio sono duemila anni che avviene la stessa cosa. Credo che queste siano radici culturali importanti e che il vostro lavoro sia pregevole perché recuperate questa memoria che si potrebbe perdere che è fondamentale conservare». Il direttore dell’Osservatorio ha focalizzato la sua relazione sulla Campania partendo da mappa satellitare della Regione: « è un territorio molto vario, un territorio con questa piana campana enorme al centro, all’interno del quale ci sono i nostri tre vulcani attivi, il Vesuvio, i Campi Flegrei e Ischia. Tutti vulcani con caratteristiche molto particolari che hanno connotato in qualche modo il  nostro territorio. Per riconoscere questi vulcani, per studiare questi vulcani, ci aiuta proprio a ritornare verso le nostre radici. Vediamo come questi vulcani che hanno fatto, per esempio negli ultimi  dieci/dodicimila anni. La maggior parte delle eruzioni sono esplosive. Che fanno queste eruzioni quando avvengono? Creano colate di lava, creano cenere, la cenere non è altro che frammenti di magma frammentato per l’esplosione che avvengono all’interno del sistema vulcanico».

Mauro Antonio Di Vito, Direttore Osservatorio Vesuviano

Nel mostrare la mappa delle isopache (linee che congiungono tutti i punti di uguale spessore di un corpo geologico) di Ischia, Campi Flegrei, Vesuvio, il direttore Di Vito fa notare che ci sono state eruzioni in contemporanea che hanno lasciato tracce sul territorio e che queste non sono altro che la distribuzione della cenere delle singole eruzioni sul territorio.«Noi le chiamiamo isopache ma sono curve di distribuzione della cenere e vedete cosa si ritrova all’interno di queste varie eruzioni, in questo caso negli ultimi ottomila anni tra capanne, strumenti, vasellame etc. abbiamo anche tantissime altre cose che sono importanti nella stratificazioni di quest’eruzione. Di tutte queste evidenze si legge bene la stratificazione. Le parti chiare sono tutte eruzioni vulcaniche e questi livelli marroni sono tutti paleosuoli,  cioè depositi di eruzioni vulcaniche, che sono stati esposti agli agenti atmosferici e che sono diventati suolo coltivato. Questo è un territorio che non andrebbe abitato ma sono attratti tutti da questo territorio proprio per queste peculiarità, dal fatto che ci sono suoli molto fertili, molto ben sviluppati che hanno favorito la coltivazione, che hanno attratto da sempre. Un’ altra cosa che mi ha emozionato nella stazione di S. Maria degli Angeli dove nei depositi di eruzioni vulcaniche dei Campi Flegrei c’erano addirittura tracce di zappettature. Si usava la zappa seimila anni fa. Tracce che sembravano tutte regolari ricoperte da una cenere di un’eruzione di Ischia. Quindi alla fine, questo è il libro della nostra storia,della nostra storia antica, di coltivazione, di uso del territorio. Sono terreni, si chiamano andosuoli, cioè suoli che non producono facilmente argilla e quindi sono suoli sabbiosi, sono fatti di limo. Molto impermeabili, drenati e ricchissimi di nutrienti. I nostri suoli sono alti di potassio».

La Caldera dei Campi Flegrei

Il direttore dell’Osservatorio si è poi soffermato sul Vesuvio e sulla caldera dei Campi Flegrei sottolineando che «nella scarpata del vulcano Monte Somma, c’è una grande differenza tra la parte meridionale e quella settentrionale. La parte meridionale, è un’area giovane del vulcano in cui il terreno che prevale sono lave con un po’ di materiale piroclastico sopra . Tutta la parte Nord invece con tutta la Piana Campana invece è fatta tutta di quei terreni, tutte quelle intercalazioni di terreni piroclastici quindi cenere, lapilli, paleosuoli che in qualche modo connotano diversamente il territorio». Andando ai Campi Flegrei il direttore ha sottolineato che c’è una: «grande differenza, vulcano centrale molto alto, versanti molto attivi, qui di versanti attivi a parte dove c’è il vigneto, Cigliano e qualche altra cosa non ce ne sono tanti, questa è una caldera.[…] In questa grande depressione vulcanica ci sono tutti questi vulcanetti che hanno avuto eruzioni più o meno grandi che caratterizzano e formano il substrato su cui noi andiamo poi a coltivare, a produrre e sono tutti quasi esclusivamente terreni bioplastici, quindi terreni duri, tutto  materiale sciolto con delle piante alluvionali e ovviamente questo fa delle grandi differenze rispetto a quella parte meridionale del Vesuvio. A livello di composizione chimica di questi regimi non ci sono grandissime differenze tra un vulcano e l’altro ma l’aspetto importante è proprio questo, cioè come è fatto il sottosuolo, quali sono i terreni che l’hanno caratterizzato. Credo che quando queste cose si mettano insieme, il substrato, il tipo di suolo che viene coltivato e i vari vitigni diano risultati migliori».

La Caldera dei Campi Flegrei (fonte INGV)

Dunque in Campania – definita dai romani Felix – i tre complessi vulcanici Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia non sono uguali. Hanno in comune la natura vulcanica mai sopita e profumata di zolfo e la macchia mediterranea.

Dalla conoscenza del suolo vulcanico dei Campi Flegrei il delegato AIS Campania Tommaso Luongo è partito con le tappe della Vitis Vinifera che «dal Medio Oriente si diffuse nell’antica Grecia e poi da questa nella Magna Grecia. Arrivata a Ischia continuò a essere allevata ad alberello; approdando nella terra di fronte, a Cuma, esplose rigogliosa, nutrita dalla terra ferma flegrea. – Tommaso Luongo continua dicendo che – sarà proprio il terreno vulcanico a preservarla dalla fillossera, un afide che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento distrusse i vigneti di mezzo mondo, risparmiando solo poche zone tra cui i Campi Flegrei». E parlando dei preziosi vitigni flegrei ha concluso dicendo che quelli flegrei sono quasi tutti a piede franco.

Angelo Somma, Luca Palumbo, Gabriele Pollio, Rosario Mattera, Mauro Antonio Di Vito, Tommaso Luongo (in piedi)

Sulla valorizzazione dei vini flegrei – Rosario Mattera ci dice che ogni volta che è chiamato oppure organizza un incontro per parlare dei vini della D.O.C. Campi Flegrei è «sempre assalito da profondo sconforto» sottolineando che «lo sconforto nasce dal fatto che mi occupo di questo territorio e di questi vini da più di 20 anni, e continuo a non spiegarmi come mai questi vini, nonostante la crescita esponenziale della loro qualità non riescano ancora ad avere la giusta premialità e il giusto prezzo. Molte colpe credo che le abbiano anche i produttori che nonostante l’alta qualità e l’enorme fatica manuale per produrre questi vini, non riescono a fare Rete e sistema per promuovere e narrare questo prezioso giacimento culturale dei Campi Flegrei. Sul consorzio non ho molto da dire, nel senso che non è mai stato riconosciuto  dal Ministero che si occupa di agricoltura. Ora pare che il riconoscimento debba arrivare verso la metà di novembre, insieme al riconoscimento pare che ci sia anche l’intenzione di mettere le famose fascette, numerate, che dovrebbero tutelare ancora di più il consumatore. Quindi non ci resta che attendere e sperare che quel famoso mezzo miglio possa essere, finalmente percorso e dare finalmente la giusta dignità a questi grandi vini».

E non ci resta che incrociare le dita e contribuire tutti al processo di valorizzazione di questa preziosa risorsa del vigneto di prefillossera dei Campi Flegrei con l’obiettivo di far conoscere e divulgare ciò che la natura vulcanica e la storia ci hanno donato, impegnandoci a mantenere la cultura enologica che oggi fa la differenza, e che farà parte del futuro patrimonio sociale flegreo se adeguamente valorizzata e sostenuta.

Luca Palumbo, Gabriele Pollio, Tommaso Luongo, Rosario Mattera.
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Anna Russolillo
Napoletana, architetto specializzata in restauro dei monumenti alla Federico II di Napoli. Giornalista, collabora con il quotidiano “Il Roma”. Archeo e Archeologia Viva. Consulente della Regione Siciliana, Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato. Già consulente della Regione Campania, della Soprintendenza Architettonica di Napoli e della Diocesi di Pozzuoli. Ha master e attestati in archeologia e in archeologia subacquea. Già docente di scavo archeologico, rilievo archeologico e aerofotogrammetria. Subacquea con all’attivo numerosi master in archeologia subacquea. E’ fondatore e presidente dell' associazione Villaggio Letterario. Da sempre coinvolta per studio, per lavoro e per passione nel mondo del turismo, dell'arte e dell’archeologia, ama ideare, organizzare, coordinare e realizzare progetti ed eventi culturali, sociali, scientifici e turistici. La Campania e la Sicilia sono le sue due patrie. Questi i suoi siti: www.annarussolillo.it - www.villaggioletterario.it - www.marefest.it - www.trofeomaiorca.it - www.librofest.it - www.roccocoofest.it - www.nolimitswinediving.it
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