Se le donne conoscessero la vita di alcune di loro avrebbero maggiore coraggio nel difendere la propria dignità, e il valore dello spirito interiore, senza commettere l’errore di aderire a modelli femminili sorpassati e obsoleti.
Oggi vi invito a leggere un libro che mi ha colpito profondamente, per la grazia con cui è stato scritto come il contenuto delicato e potente. Simona Lo Iacono è la scrittrice che presenta ne La tigre di Noto, edito da Neri Pozza, il profilo di una delle tante donne protagoniste di storie uniche, la biografia, a tratti romanzata, di Marianna Ciccone la prima docente di fisica della Normale di Pisa. Dimenticata dai più, studiosa di fenomeni complessi, appassionata amante dei libri e del loro immenso valore, contribuì a salvaguardare dalla mano incendiaria nazista un centinaio di testi ebraici seppellendoli nel giardino della facoltà. Così preservò alcune testimonianze di un patrimonio culturale, che per le ragione conosciute ebbe altra fine.
Originaria della cittadina di Noto in Sicilia, Marianna crebbe circondata da una famiglia tradizionale, ostinata nel sostenere l’unico ruolo idoneo per una giovane donna, quello di moglie e madre.
Marianna troverà nella lettura il primo volano con cui guiderà la solitaria vettura che la condurrà a studi e scoperte prestigiose. La sua vita sarà attraversata da lutti, dolori, amori mai espressi e il dono di un’eredità speciale: l’affidamento di una bambina orfana.
L’amore per la cultura e la completa dedizione verso i suoi allievi saranno il punto di partenza per dimostrare teorie e principi sconosciuti. Si deve a lei la redazione di un articolo sui principi della fisica solida.
La fascinazione del fascio di luce, in quanto tale, colpì la sua curiosità sin da fanciulla, illuminando la strada dove baserà le sue ipotesi, e le successive dimostrazioni scientifiche.
Morirà nel più completo anonimato nel 1965, fino a quando un neurofisiologo sperimentale, il dottor Mario Piccolino, ritroverà la lettera del Rettore della Normale di Pisa, Luigi Russo, il quale elogiava la forza e l’impegno con cui la docente, impiegò per difendere gli interessi dell’Istituto e dell’Università. Quella lettera pigiata in una bottiglia con dentro fu lanciata per far emergere la verità storica su questa donna, come il fortuito incontro tra la scrittrice e un’attrice di teatro, che nel 2019 recitò un monologo dedicato a Marianna Ciccone, ovvero “la tigre di Noto”. Il suo spirito ribelle dominato da una curiosità senza fondo, e da un infinito amore per la scienza saranno le colonne su cui costruirà la sua vita, seminando le radici per ciò che oggi chiamiamo: emancipazione femminile.