I Campi Flegrei riservano sempre nuove scoperte archeologiche. Gli effetti del bradisismo ascendente degli ultimi anni hanno consentito l’emergere di nuovi elementi architettonici sul tratto di costa. In modo particolare sono evidenti i cambiamenti sul tratto che va da Pozzuoli a Bagnoli. Qui nei primi anni ‘70 parte del lungomare è stato coperto dalla loppa, materiale di scarto della vicina acciaieria dell’Italsider. Adesso l’innalzamento della terra e l’azione dei marosi stanno sgretolando la costa mettendo in luce persistenze archeologiche.
Vincenzo Gaudino è uno studioso dei Campi Flegrei. Autore di libri e articoli sulla storia locale, è autore di alcune importanti scoperte archeologiche subacquee. Tra queste si ricorda il rinvenimento del frammento di stele egizia in diorite del Sudan. Sulla pietra scura sono evidenti i geroglifici che fanno del reperto una delle testimonianze più significative del ruolo che Pozzuoli e Baia rivestivano nel periodo imperiale. La stele fu rinvenuta da Gaudino nel 1985 a Punta dell’Epitaffio, a Baia. Oggi il prezioso reperto fa bella mostra di sé in una teca della raccolta egizia del Museo Archeologico di Napoli. Gaudino è anche un attento osservatore dei cambiamenti del territorio. E da recenti sopralluoghi ha riscoperto alcuni segni del passato.
Cosa sta accadendo sulla nostra costa?
“Il mare sta restituendo nuove ipotesi urbanistiche antiche della costa sud-orientale dell’antica Puteoli da sempre identificata come luogo utilizzato per bacini navali dei Romani, benché troppo esposto ai marosi di scirocco e libeccio. La scoperta di questi ruderi con pavimenti in cocciopesto non decorato fa pensare alla presenza di “vivaria” per l’acquacoltura, considerato anche altri elementi murari in opera laterizia tipica di queste piscine. Queste vasche avevano una difesa esterna in opera cementizia con blocchi di “opus pilarum” che si notano al largo della costa, ma anche nei pressi dell’attuale riva”.
Tra le cose che potrebbero riservare sorprese interessanti?
“Interessante un cordolo in basalto grigio probabile ricavato dal vicino Monte Olibano, la Cava Regia, che fungeva da soglia per battente inferiore delle paratie divisorie delle vasche per la piscicoltura che avevano bisogno di periodici ricambi di acqua”.
In che modo è stata coinvolta la Soprintendenza?
“Ho informato dettagliatamente e con foto scoperta il dottor Enrico Paolino Gallocchio, funzionario archeologo subacqueo e direttore delle antiche Terme di Baia. Il funzionario ha provveduto a segnalare il tutto alla Soprintendenza di Napoli competente su questo tratto di costa di Pozzuoli. L’ente provvederà quanto prima al rilievo, studio e messa in sicurezza del sito. Queste opere murarie sono a me già note da diversi anni quando giacevano qualche metro sotto il livello del mare attuale. Non si escludono altre sorprese costiere considerato che nelle vicinanze vi sono sorgenti termominerali di circa 80 gradi. Sono sorgenti residue del Bagno Ortodontico che potrebbero rivelare antichi ambienti termali coadiuvanti alla piscicoltura”.