L’abisso della mente è uno spazio concavo in cui si possono nascondere crimini orribili. Nel ventre della comune fobia verso la morte, quella che avviene per mano violenta accende quel meccanismo che rivela i disagi profondi che proviamo di fronte alla crudeltà. François Morlupi segue una cifra di scrittura scorrevole e ben architettata che sorvola le brutture delle azioni umane e con un passo di leggera ironia scivola attraverso questo racconto poliziesco con saggia maestria.
Il commissario Ansaldi e la sua colorata squadra operano nel dodicesimo quartiere residenziale di Monteverde, dove si consuma il primo delitto che dà vita a nuove indagini per il gruppo investigativo. Ansaldi impersona un poliziotto dai tratti caratteriali ed estetici singolari, soffre di una maniaca ansia depressiva che lo colpisce di continuo, amplificando il senso d’inadeguatezza che lo accompagna nel quotidiano. Sin dalle prime battute viene presentato al lettore in tutta la sua goffaggine; l’uomo ricorda molto la figura del commissario Carlo De Vincenzi di Augusto De Angelis, poliziotto dotato di uno spiccato acume e di un notevole bagaglio culturale, così come Ansaldi, attento allo studio dei particolari cerca di scandagliare le ragioni psicologiche di un atto barbaro. Il dettaglio sarà la chiave di lettura per la risoluzione del caso, che si compie in un arco temporale breve e vede altri due delitti, tutti apparentemente scollegati tra loro. Un banale depistaggio coinvolgerà anche l’intervento della sezione antiterrorismo, ma i collaboratori della sezione omicidi capitanati dal commissario Ansaldi riusciranno a stanare il vero assassino.
Le figure femminili nel racconto meritano una nota a parte, ognuna di loro ne esprime la prismatica interpretazione interiore, dalle poliziotte alla libraia, fino a giungere alla voce di una donna che presumibilmente collabora con l’assassino.
Le vite dei personaggi disegnano un quadro emotivo complesso e variegato, il tutto circondato da uno scenario malinconico e armonioso come quello che offre la città di Roma. La monumentale bellezza della capitale presenzia ogni scena e accompagna il lettore in ogni angolo, dai luoghi popolari ai quartieri eleganti, mescolando odori, sapori e colori creando un arcobaleno di cromie che dipingono un ritratto omogeneo della realtà cittadina.
La stravaganza di Ansaldi non è immune alle sue manie e offre uno spaccato d’insolita verità che lo umanizza agli occhi del pubblico, il personaggio di carta stravolge le carte in tavola, non ha nulla del perfezionismo estetico o dell’ossessiva ricerca dell’equilibrio, ed è proprio per queste sue fragilità che questa figura disegna il profilo di un investigatore anomalo, lontano dai vizi e dalle smanie di protagonismo.
Roma offre il lato a questa storia nera che scende giù nei meandri delle debolezze umane e si snoda per i labirinti misteriosi della mente, decodificando le storture che nascono dalle incomprensibili maschere che il volto degli individui può indossare.