Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei prosegue nella sua opera di valorizzazione del patrimonio archeologico flegreo con il coinvolgimento sempre più forte e strutturato di tutte le diverse componenti sociali del territorio.
Dal 22 novembre 2021 sono iniziati i lavori di sistemazione e riqualificazione dello spazio anteriore della “Tomba di Agrippina“, uno dei siti monumentali di Bacoli.
NERONE E AGRIPPINA, TRA STORIA E LEGGENDA
Un indovino aveva profetizzato alla nascita di Nerone che da grande avrebbe regnato e ucciso la madre Agrippina e che questa gli avrebbe risposto “che mi uccida pure purchè regni!”.
A Giulia Agrippina non fu facile far salire sul trono del mondo il figlio diciassettenne nato come Lucio Domizio Enobarbo. Il capo dell’Impero romano era suo zio Claudio che però aveva già aveva un erede, il figlio Britannico.
La tragica fine di Messalina fatta pugnalare dal marito Claudio, il matrimonio del vedovo con la nipote Agrippina, l’adozione del figliastro Nerone e l’avvelenamento di Claudio da parte della consorte, portarono Nerone sulla porpora imperiale facendolo diventare il quinto imperatore di Roma e l’ultimo imperatore della dinastia Giulio Claudia.
Gli esordi del regno furono positivi grazie allo stretto controllo esercitato da Agrippina, da Seneca e da Burro. Ma ben presto Nerone non tollerò più la loro tutela. Le divergenze politiche portarono Agrippina a puntare su Britannico. Nerone rispose avvelenando il fratellastro ed esiliando la madre. Ma avendo scoperto che Agrippina congiurava per la sua morte decise di anticiparla.
Nel libro VI della “Vita dei Cesari” di Svetonio e nel capitolo XIV degli “Annales” si possono leggere gli ultimi giorni e la morte dell’Augusta.
Per la festività in onore di Minerva, Nerone, “fingendo la riconciliazione con una lettera affettuosissima, la fece venire a Baia per festeggiare insieme”. L’imperatore aveva progettato un piano per ucciderla con l’aiuto di Aniceto. Fece costruire una nave dotata di un congegno che la spezzava in due durante la navigazione.Al ritorno della festa la nave affondò ma Agrippina riuscì a salvarsi. Nerone allora, saputo che era scampata all’affondamento, comandò di finirla nella sua casa a Lucrino. Agrippina fu raggiunta dai sicari e rivolgendosi al prefetto gli disse: “Colpisci al ventre che generò Nerone”. Era il 23 marzo del 59 d.C.
La tradizione popolare dopo aver dedicato al matricida le bollenti fumarole di punta Epitaffio, le cosiddette “Stufe di Nerone”, “ha voluto dare alle ceneri della sciagurata madre un sepolcro più degno di quello che si potesse desumere dalla narrazione di Tacito”, così scrive il Maiuri.
In questo ultimo caso la legenda era supportata dalla letteratura e dall’archeologia, infatti già dal 1580 il monumento veniva descritto da Loffredo Ferrante, nella “Guida delle antichità di Pozzuolo…” come il “Sepolcro di Agrippina”. Fu solo dopo molte pubblicazioni che con Scotti, nella sua opera “Dissertazione orografica…”, sostenendo che l’antica Bauli non coincidesse con Bacoli, cadde indirettamente la localizzazione del sepolcro.
Gli importanti resti curvilinei situati nella Marina Grande di Bacoli furono per tutto il Gran Tour presentati come la “Tomba di Agrippina Minore”.
GLI SCAVI DEL 1941 DI AMEDEO MAIURI
Con Maiuri, dopo gli scavi archeologici del 1941, viene individuata la vera origine del complesso. Per l’archeologo si tratta di un teatro-ninfeo, parte di una imponente villa marittima che partiva dalla collina e giungeva fino al mare. La struttura sulla spiaggia nasce come odeion in età Giulio-Claudia per essere poi trasformata in un edificio sacro a forma di esedra dedicato ad una ninfa. Il suggestivo monumento curvilineo composto da “quattro emicicli concentrici” in opera reticolata si sviluppa su più livelli con ambienti voltati, cripte, corridoi, scale e con pareti interne caratterizzate da semicolonne sormontate da capitelli corinzi rivestite in stucco. Seppure l’archeologia ha escluso che si tratti del Sepolcro della madre di Nerone aleggia una leggenda che narra che Agrippina, nipote di Augusto, figlia di Germanico, sorella di Caligola, nipote di Claudio e madre di Nerone, durante le notti di luna piena, “accumpare” e si pettina i capelli specchiandosi nel mare e scompare lasciando dietro di sè una scia di profumo.
IL RESTAURO
Il monumento, parte di una grande villa marittima, era in realtà un piccolo teatro coperto (odeion) del I sec. d.C., trasformato poi in ninfeo-esedra nel corso del secolo successivo. In attesa che, con i fondi europei già disponibili, si realizzi un lavoro completo e esteso di restauro di questo importante monumento, che gli apparati tecnici del Parco stanno già predisponendo e che porterà alla sua completa riapertura, la disponibilità dell’imprenditoria privata, concretizzatasi nell’offerta di sponsorizzazione tecnica di La Mec Dab Group s.r.l., permetterà infatti di sistemare la parte antistante il monumento, ridando ad esso la dignità che merita e permettendone una percezione diversa, che ne sottolinei il ruolo avuto nell’Antichità.
La sensibilità e il coinvolgimento diretto e fattivo di La Mec Dab Group s.r.l., auspicato e indirizzato con costanza dall’Amministrazione Comunale di Bacoli, attenta a mantenere sempre alta l’attenzione sui monumenti del territorio, si spera diventino uno stimolo fattivo per una sana emulazione che coinvolga le numerose e importanti attività imprenditoriali presenti sul territorio. È indispensabile, infatti, che si sviluppi sempre più e meglio il coinvolgimento dei diversi attori del contesto flegreo in azioni volte a sostenere il Parco Archeologico dei Campi Flegrei nella sua opera entusiasmante ma difficile di valorizzazione, promozione e fruizione del patrimonio culturale flegreo.