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L’arte e la scienza a braccetto al MANN per conoscere, conservare e valorizzare le opere

Può la scienza farsi opera d’arte o quanto meno strumento di conoscenza capace di uscire da un laboratorio ed entrare in un museo? E’ quello che è successo ieri al Museo Archeologico Nazionale di Napoli diretto da Paolo Giulierini.

Robert Musil scriveva: «A chi non sa risolvere un integrale o non domina alcuna tecnica sperimentale oggi non dovrebbe più venir concesso di parlare di questioni psicologiche», chiosando così quella divaricazione tra cultura scientifica e umanistica.

Per decenni noi abbiamo scontato la dottrina crociana secondo la quale la scienza era come «un libro di ricette di cucina». L’oggi racconta una percezione capovolta rispetto a quella di Croce, che tuttavia resta ancora prigioniera di una visione dicotomica.

Ma ci sono casi in cui arte e scienza colgono insieme lo “spirito dei tempi” rafforzandolo e sincronizzandolo.

E’ il caso del lavoro svolto ieri durante la conferenza stampa tenutasi al Museo Archeologico di Napoli.

Nella sala dell’Ercole Farnese questa sincronia è emersa in tutta la sua perfezione: infatti, qui scienza e arte da ieri le abbiamo viste all’opera insieme per la ricerca e per la mutua valorizzazione.

In foto: Alessia Allegrini (tecnologo CNR- ISPC), Ivo Allegrini (già Direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR di Roma/ ad oggi amministratore unico- Envint srl), Antonella Carlo del MANN, Cristiana Barandoni, Responsabile scientifico per il Museo dei 2 progetti, Federica Valentini (ricercatore e professore aggregato Dipartimento di scienze e tecnologie chimiche/ Università degli studi di Roma “Tor Vergata”), Luigia Ruga (libero professionista- Laboratorio di biologia del restauro- Dipartimento di ingegneria civile e ambientale- Università di Perugia).

DUE PROGETTI: MANN IN COLOURS ED ECOVALOR

Il team scientifico di “MANN in Colours” ed “EcoValors” ha mostrato le operazioni necessarie per rilevare la temperatura dei capolavori della Collezione Farnese. Questa attività, mai sperimentata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, si è svolta con una termocamera FLIR, che misura a distanza la temperatura degli oggetti, esaminando eventuali problemi relativi all’umidità dell’ambiente e monitorando lo stato di conservazione delle sculture.

“Il colore nelle antiche sculture della Collezione Farnese è impalpabile e presente, vivo e fragilissimo” afferma Antonella Carlo del MANN.

Alla ricerca scientifica spetta il ruolo di tutelare questa importante acquisizione, aggiungendo, al quadro di conoscenze in fieri, le rilevazioni ambientali, le analisi chimico-fisiche, i parametri di inquinamento e, da oggi, anche la temperatura dei corner dove si trovano i capolavori della Collezione.

Il progetto “MANN in colours”, che studia la cromia nelle sculture del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, diviene itinerario pilota per una visione a tutto tondo sulla tutela dei capolavori del nostro Istituto.

Alla conoscenza e conservazione, segue, naturalmente, la valorizzazione, perché la ricerca sarà condivisa con il pubblico in cantieri aperti ai visitatori. Per approfondire il complesso insieme di dati in nostro possesso, è stata sviluppata la partnership scientifica con l’Università di Roma Tor Vergata – progetto “EcoValors” – l’Università di Perugia, cui si lega anche un supporto da parte dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR. 

Termocamera FLIR da ieri per rilevare la temperatura dei capolavori della collezione Farnese

Si è partiti dalla rilevazione ambientale, che consente di definire lo “stato di salute” delle aree ospitano le statue; tale attività è stata effettuata anche in due angoli dei depositi delle Cavaiole e della sala dell’Ercole Farnese.

Qui sono stati installati dei sensori che captano, in intervalli di tempo predefiniti, la concentrazione di inquinanti in situ; a queste apparecchiature si aggiunge l’utilizzo, da parte degli esperti, di un campionatore volumetrico per aspirazione d’aria.

La scienziata mostra la piccola scatolina

Dietro questo nome, apparentemente complesso, si svela una “piccola scatolina” che permette allo scienziato di aspirare dieci litri d’aria al minuto, identificando, successivamente tramite una piastra Petri, le spore fungine in un ambiente: grazie all’intreccio dei dati, si può capire quali sono i rischi provenienti dall’esterno dell’edificio (acidi e ossidi di azoto da inquinamento viario) e quali sono le “minacce” naturali legate alla presenza umana in sala.

Nel caso in cui gli esperti identifichino valori limite, dannosi per la tutela dei reperti, saranno adottate misure di contenimento, in particolare per una corretta circolazione dell’aria. 

La Termocamera FLIR

Dalla chimica all’analisi termografica: sono state avviate ieri le indagini, con termocamera FLIR, per verificare la temperatura degli angoli che ospitano le statue del Museo. Lo strumento è una fotocamera digitale che rileva la radiazione emessa e riflessa nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso termico: in sintesi, viene scattata un'”immagine termica” dell’oggetto osservato, identificando stime di temperatura tra aree calde e fredde.

Questo aspetto è importante perché consente di identificare eventuali microfessurazioni, in cui si insinuano acqua e inquinanti vari (organici e inorganici), potenzialmente dannosi per la conservazione del reperto.

Dalle prime analisi della mattinata, da suffragare necessariamente con gli sviluppi di laboratorio, sono emerse le temperature medie apparenti dei capolavori: ad esempio, 22.3°C per l’Ercole Farnese rispetto ai 24.1° C della sala.

E’ importante sottolineare che le nostre ricerche si sviluppano non soltanto in luoghi simbolo del Museo, ma anche in spazi non accessibili al pubblico, in particolare i depositi delle Cavaiole e il laboratorio di restauro: anche qui, infatti, troviamo preziosi esemplari di sculture con tracce di colore ed è nostro intento salvaguardare tutto il patrimonio“, commenta Cristiana Barandoni, Responsabile scientifico per il Museo dei progetti “MANN in colours” ed “EcoValors”.

Alla presentazione della ricerca alla stampa moderata da Antonella Carlo del MANN , hanno partecipato, insieme alla Barandoni, Ivo Allegrini (già Direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR di Roma/ ad oggi amministratore unico- Envint srl), Federica Valentini (ricercatore e professore aggregato Dipartimento di scienze e tecnologie chimiche/ Università degli studi di Roma “Tor Vergata”), Luigia Ruga (libero professionista- Laboratorio di biologia del restauro- Dipartimento di ingegneria civile e ambientale- Università di Perugia) e Alessia Allegrini (tecnologo CNR- ISPC). 

Immagini delle rilevazioni della temperatura al MANN di Anna Russolillo

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Anna Russolillo
Napoletana, architetto specializzata in restauro dei monumenti alla Federico II di Napoli. Giornalista, collabora con il quotidiano “Il Roma”. Archeo e Archeologia Viva. Consulente della Regione Siciliana, Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato. Già consulente della Regione Campania, della Soprintendenza Architettonica di Napoli e della Diocesi di Pozzuoli. Ha master e attestati in archeologia e in archeologia subacquea. Già docente di scavo archeologico, rilievo archeologico e aerofotogrammetria. Subacquea con all’attivo numerosi master in archeologia subacquea. E’ fondatore e presidente dell' associazione Villaggio Letterario. Da sempre coinvolta per studio, per lavoro e per passione nel mondo del turismo, dell'arte e dell’archeologia, ama ideare, organizzare, coordinare e realizzare progetti ed eventi culturali, sociali, scientifici e turistici. La Campania e la Sicilia sono le sue due patrie. Questi i suoi siti: www.annarussolillo.it - www.villaggioletterario.it - www.marefest.it - www.trofeomaiorca.it - www.librofest.it - www.roccocoofest.it - www.nolimitswinediving.it
http://www.annarussolillo.it

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