San Gennaro nacque a Napoli o comunque in Campania, il 21 Aprile del 272 d.C. Gennaro come in molti sapranno, non è il suo vero nome, ma il “gentilizio” ossia il cognome: Ianuarius, del suo nome invece non ne abbiamo tracce. Ciò che sappiamo sulla sua vita, lo dobbiamo principalmente agli Atti Bolognesi, che risalgono al VI secolo d.C. e agli Atti Vaticani VIII-XI secolo d.C., il Calendario Cartaginese 505 d.C., il Martirologio Geronimiano V secolo d.C., il Menologio di Basilio II 985 d.C.
Divenne vescovo di Benevento, nel periodo in cui le grandi persecuzioni a danno dei Cristiani, perpetuate dall’imperatore Diocleziano, raggiunsero il culmine. Partì per Napoli quando seppe che Sossio, vescovo a Miseno, fu arrestato dal proconsole romano Dragonzio. Ianuarius partì insieme a due uomini della sua comunità: Festo e Desiderio, costoro insieme a Ianuarius chiesero la liberazione di Sossio, ma furono tutti arrestati. Ciò scatenò le proteste del diacono Procolo, di Pozzuoli, che insieme a Eutiche e Acuzio, giunsero a Napoli in protesta, ma furono anche loro arrestati. Tutti e sei ebbero la possibilità di tornare liberi, se solo avessero abiurato la propria fede, ma dopo continui rifiuti, furono condannati a essere sbranati dalle belve nell’anfiteatro di Pozzuoli. Il proconsole tuttavia, temuta una sommossa, decise di farli decapitare nei pressi della Solfatara, il 19 Settembre del 305 d.C. Una donna di nome Eusebia raccolse il sangue di Ianuarius, come era usuale per i Cristiani dell’epoca, ossia raccogliere parti del corpo dei martiri e venerarli, e lo depose in una ampolla. Eusebia consegnò al vescovo di Pozzuoli le due piccole ampolle in cui era contenuto il sangue di Ianuarius, per le quali vennero costruite in seguito due cappelle: San Gennariello al Vomero e San Gennaro ad Antignano.
Il corpo del santo fu deposto in un luogo in zona Solfatara, poi fu trasportato successivamente in quelle che diventeranno le catacombe che presero il suo nome, a Capodimonte. Con il tempo, le sue spoglie divennero indice di salvezza in varie calamità, come nel 472 d.C., quando un’eruzione del Vesuvio, portò i fedeli a recarsi nelle catacombe invocando il suo nome e l’eruzione ebbe fine. Il culto delle reliquie si diffuse velocemente, lo testimoniano i numerosi segni che i fedeli lasciavano all’interno della catacomba anche prima che Gennaro divenisse santo. La sua santificazione avvenne solo nel 1586, per opera di Papa Sisto V, e la tomba del martire divenne velocemente una vera e propria tappa di pellegrinaggio.
Nel 512 d.C., in seguito a un’altra eruzione del vulcano, il vescovo Stefano I invocò San Gennaro e a miracolo avvenuto, diede disposizione per costruire una chiesa accanto a quella di Santa Restituta, eretta dall’imperatore Costantino. Anni dopo, sulle fondamenta di questa chiesa, chiamata Stefania in onore del vescovo, sorgerà poi il Duomo di Napoli.
All’interno di questa chiesa, il vescovo Stefano vi posizionò il cranio di San Gennaro e le due celebri ampolle.
Oltre ad aver fermato l’eruzione del Vesuvio, il Santo martire ha operato e tuttora opera, il prodigioso miracolo della liquefazione del sangue. Il prodigio avviene ormai da secoli, in tre principali occasioni: a Maggio, durante il primo sabato del mese vi è la processione del busto di San Gennaro e del reliquiario con le ampolle, al termine della quale avviene la liquefazione del sangue.
Ampolle di San Gennaro
Il 19 Settembre, nella data in cui si ricorda il martirio del santo.
Il 16 dicembre, in occasione della Festa del patrocinio di San Gennaro, che ricorda l’eruzione del Vesuvio 1631 e la lava che si fermò dal ricoprire Napoli proprio grazie all’invocazione del Santo.
La storia narra che quando il sangue del martire non si sciolse, a Napoli giunsero diverse calamità, come la peste. Recenti studi hanno dimostrato la presenza di emoglobina dalle ampolle, quindi sangue, e contemporaneamente alla liquefazione, nella chiesa di San Gennaro a Pozzuoli, il ceppo dove fu appoggiata la testa del Santo quando fu decapitato, diventa più rosso.
La pietra dove fu appoggiata la testa di San Gennaro durante la decapitazione
Molte sono le domande, molti i dubbi, ma si sa, l’uomo di fede non ha bisogno di certificazioni sui miracoli, sa bene che a Dio nulla è impossibile, e a lui si affida in modo convinto.
Tuttavia a Napoli, la fede s’incrocia spesso con la superstizione, e Dio solo sa quante volte San Gennaro è stato tirato in ballo in questioni per niente Cristiane, e da persone per niente dedite a una fede sincera.
Da oltre mille anni il popolo Napoletano vive con ansia i giorni prima del miracolo, perché attribuisce a esso un’importanza vitale.
È cattivo presagio se faccia gialla non ci esaudisce! Già faccia gialla, chiamato così a causa del colorito facciale della sua statua d’oro.
Busto di San Gennaro
Altra cosa è poi il famigerato tesoro, che ha superato quello degli Zar Russi e della corona Inglese; un tesoro accumulato in un millennio, grazie ai doni di re, imperatori, aristocratici e altri prelati, che in visita a Napoli, pensarono bene di propiziarsi i favori di faccia gialla, con crocifissi d’oro, corone tempestate di rubini e altri preziosi che hanno reso il tesoro inestimabile, e tra i più importanti al mondo. Il tesoro non appartiene alla chiesa, o al Vaticano, ma al popolo di Napoli, e i Napoletani lo difendono.
La mitria ricoperta di pietre preziose, facente parte del tesoro di San Gennaro
Attualmente il duomo di Napoli, conserva nella cripta, le ossa di San Gennaro, e in una delle cappelle laterali, il battistero più antico della Cristianità.
mosaico situato nel luogo del battistero il battistero più antico della cristianità ossa di san gennaro
Preghiamo che il Santo faccia ancora il miracolo, ma un miracolo potente, che illumini questa città e la salvi, perché risorga.
Sciuogliete San Gennaro mio,
falla sta carità,
tu ca staie annanze a Dio,
parlace ‘e sta città.
Muovete San Gennà,
‘o Pataterno c’âbbandunato?
Ah no ‘o vvì sta ccà,
n’ata grazia c’ha lassato.