Monte di Procida è un promontorio la cui massima altezza è di circa 145 m. sul livello del mare Ad esso si aggiunge l’isolotto di S.Martino che anticamente era una sua propaggine. Fino a qualche hanno fa era possibile accedervi mediante un tunnel, attualmente l’isolotto è inaccessibile.
Monte di Procida confina con Bacoli in una area che viene considerata di bordo della caldera flegrea nella sua parte occidentale.
La sua geologia è articolata attraverso la composizione di prodotti di più eruzioni vulcaniche, sia autoctone che alloctone i cui crateri non sono più riconoscibili in quanto rimaneggiati dalle azioni erosive.
Sulla parete in località Torregaveta e a Torrefumo (Acquamorta) è ben riconoscibile l’Ignimbrite Campana nella sua conformazione (facies) di Breccia Museo di cui parlerò estesamente in un prossimo articolo. Essa è un preciso marker stratigrafico in quanto è il risultato di una grossa eruzione areale datata circa 40.000 anni fa.
In entrambi i siti è possibile riconoscere le sequenze di alcune eruzioni senza l’ausilio di perforazioni. A Torregaveta per esempio ci sono prodotti più antichi dell’Ignimbrite Campana quasi a pelo d’acqua, lo stesso isolotto di S.Martino è costituito da prodotti antecedenti a tale eruzione mentre altre litologie ne sono sovrapposte stratigraficamente quindi più recenti. I vulcanologi hanno riconosciuto prodotti dell’ eruzione che prende il nome proprio di Torregaveta perché considerata autoctona, a cui si sovrappone il Tufo Giallo Napoletano. (15.000 anni)
E’ necessario precisare che in tutti i Campi Flegrei, i rapporti stratigrafici tra le litologie, sono legati esclusivamente alla sequenza temporale degli eventi di riferimento. Ciò evidenzia come le rocce più antiche di quest’area sono sempre sottoposte a quelle più recenti senza quindi l’intervento della tettonica.
Torrefumo è un sito di particolare interesse geologico, un vero laboratorio “a cielo aperto”. Vi si accede da Acquamorta ed è caratterizzato da un ambiente lacustre alimentato dal mare.
Sulla sua parete si può evidenziare una fitta stratificazione di cui si può riconoscere e seguire la geometria. I prodotti affioranti sono antecedenti alla messa in posto dell’Ignimbrite Campana in quanto immergono sotto di essa. Per queste litologie si attribuisce per lo più un’origine alloctona ovvero eruzioni avutesi sull’isola di Procida, in bella evidenza proprio di fronte.
Sempre a Torrefumo, ma verso Bacoli, si riconoscono i prodotti di due crateri locali ed antecedenti all’eruzione dell’Ignimbrite Campana: si tratta di Vitafumo sottoposto, quindi più antico, a quello di Miliscola.
(Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50000 – Foglio 465 – Isola di Procida)
La scogliera a protezione di quest’area desta particolare interesse anche se è costruita da rocce non provenienti dai Campi Flegrei. E’ formata infatti da calcari con fossili, (pectinidi) attribuiti probabilmente alla cosiddetta formazione di Cusano Mutri. Essi rappresentano un paleoambiente marino di bassa profondità, la cosiddetta piattaforma carbonatica che, insieme ad aree più profonde, (bacini marini) caratterizzavano un oceano, la Tetide, durante il Mesozoico.
Esso è scomparso a seguito di complessi movimenti tettonici che hanno portato alla formazione delle Alpi. L’evoluzione della futura area flegrea, insieme a tutto il territorio campano (e oltre) ha subìto dopo il Mesozoico (nel Terziario) una serie complessa di movimenti tettonici che hanno portato tra l’altro alla formazione degli Appennini, creando i presupposti del vulcanismo campano e laziale.
Riferimento bibliografico: Storia Geologica d’Italia – Bosellini