Sono settantotto le diocesi italiane nei cui territori insistono i 42 Siti di interesse nazionale per inquinamento ambientale censiti dal ministero della Transizione ecologica e distribuiti in modo uniforme tra il nord, il centro e il sud del Paese.
Per questo la Chiesa italiana ha voluto che da Acerra partisse simbolicamente la riflessione per sensibilizzare le comunità ecclesiali di tutto il territorio nazionale su un dramma, quello ambientale, per troppo tempo sottovalutato e che potrebbe condurci a scenari disastrosi in futuro se non corriamo ai ripari.
Sabato 17 aprile 2021 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 in diretta streaming sul canale www.youtube.com/ceipastoraledellasalute e sul canale 88 del digitale terrestre, si svolgerà online il convegno nazionale “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana in collaborazione con la diocesi di Acerra e le chiese della Campania. Vescovi e rappresentanti di oltre settanta diocesi interessate dai Siti contaminati si confronteranno su un fenomeno diffuso e trasversale, che supera i confini dei singoli territori, quale l’inquinamento ambientale.
Il Convegno, ha detto il vescovo di Acerra monsignor Antonio Di Donna durante la conferenza stampa di presentazione, è il punto di arrivo del cammino compiuto da due soggetti ecclesiali: la Conferenza episcopale italiana, attraverso la Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – i presidenti, monsignor Carlo Maria Redaelli, vescovo di Gorizia, e monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto, hanno preso parte alla presentazione, a cui si aggiungono i relativi Uffici nazionali e Caritas italiana, da un lato; e dalla Conferenza episcopale campana, in particolare le dieci diocesi dei territori tra Napoli e Caserta, dall’altro.
L’appuntamento sarà occasione per verificare, a sei anni dalla pubblicazione e nell’anno ad essa dedicato, lo stato di accoglienza e comprensione dell’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, 24 maggio 2015, per riflettere insieme sull’impatto della mancata cura del creato sulla salute della popolazione, sull’ambiente e sulle dinamiche sociali e lavorative.
Monsignor Di Donna, per il quale «Terra dei fuochi non è un luogo ma un fenomeno vasto e diffuso nel Paese», si è detto molto contento del fatto che «tante diocesi italiane interessate dall’inquinamento, da nord a sud, partecipino al convegno di sabato prossimo».
Il presule ha poi tracciato le tappe del cammino compiuto dalla Conferenza episcopale campana, e in particolare delle diocesi più colpite dall’inquinamento ambientale tra Napoli e Caserta, percorso per il quale la Laudato sì è il «punto di riferimento».
Innanzitutto, ha detto il vescovo, «abbiamo ascoltato il dolore della gente», specie delle «famiglie colpite dalla malattia e dalla morte di cancro dei propri figli, bambini, giovani e ragazzi», registrando allo stesso tempo la palese «la debolezza delle Istituzioni». Ed essendo la Chiesa unico punto di riferimento della gente, è stata spesso, e lo è ancora oggi, «inevitabile la denuncia».
Dall’ascolto si è passati poi all’impegno di «educare le comunità cristiane», perché «se l’importanza della custodia del creato non entra nei cammini ordinari di fede e nella predicazione», rischia di rimanere appannaggio di elite ecclesiali, e «la grande Chiesa rimane fuori».
I vescovi campani si sono radunati per «capire» la situazione attraverso il confronto con esperti e fare un’«operazione verità», di fronte a «dati altalenanti» e al rischio che tra un «allarmismo ingiustificato» e il «negazionismo irragionevole» prevalga l’immobilismo, come accaduto con le bonifiche.
Un’altra tappa fondamentale del cammino delle chiese della Campania è stato l’incontro del 14 gennaio del 2020 a Teano, in provincia di Caserta, con più di 500 sacerdoti e parroci coinvolti dalle diocesi sul tema della educazione delle comunità cristiane alla salvaguardia del creato.
Il percorso è stato frenato dalla pandemia, ma il convegno di sabato contribuirà a rilanciare il cammino nelle prossime settimane tra le Chiese della Campania, ha aggiunto monsignor Di Donna, che pone tra gli obiettivi futuri uno specifico «sussidio catechistico», un’«osservatorio» e la ripresa del «dialogo con le Istituzioni», perché «dal dramma ambientale si esce solo tutti insieme».
Per il vescovo di Acerra, il prossimo convegno nazionale è un punto di arrivo ma anche di «partenza», perché l’educazione alla salvaguardia del creato deve avere «continuità», fino alla elaborazione di una «pastorale organica» della Chiesa italiana su questo tema, recuperando quel «documento profetico» che è Laudato sì, con l’auspicio che da Acerra possa nascere un «coordinamento» delle settantotto diocesi italiane e la custodia del creato diventi una «priorità assoluta» dell’impegno pastorale della Chiesa italiana.
In conclusione monsignor Di Donna ha dedicato questo appuntamento «ai bambini, ai ragazzi e ai giovani morti per cancro» delle sue terre «e alle loro famiglie», che egli stesso personalmente accompagna da vicino nel loro calvario, e ha annunciato che «dal mese scorso è stato depositato al senato un disegno di legge dal senatore Francesco Urraro per istituire la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’inquinamento ambientale, al fine di promuovere, rinnovare e costruire una coscienza civica di tutela ambientale e conseguentemente della salute». Per la celebrazione «il giorno individuato è il 24 maggio di ogni anno, data della pubblicazione dell’enciclica Laudato sì di Papa Francesco».