Salvatore Bianco, classe 1978, è l’executive chef de Il Comandante, il ristorante fiore all’occhiello del Romeo Hotel di Napoli. Il Comandante restaurant, premiato con 1 stella Michelin, si trova al 10°ed ultimo piano e offre, solo per cena, la creativa e ricercata cucina gourmet con la vista spettacolare sul Golfo di Napoli. Un’esperienza multi-sensoriale , sintesi perfetta di affascinanti rituali gastronomici e di un servizio impareggiabile.
Chef, ci chiediamo come è nata la sua passione per la cucina?
“Già da piccolo avevo una forte attitudine al cibo e alla cucina. Una passione alimentata nel tempo e perfezionata con gli studi”.
Cosa significa essere oggi uno chef di un ristorante stellato?
“Sicuramente in questo momento storico e ancor più impegnativo come ruolo per le responsabilità che ne derivano sia da chef che di manager delle decisioni e nei progetti di rilancio”.
La stella indica nella guida Michelin «una cucina eccellente e una deviazione dai propri itinerari»?
“La stella credo a prescindere da tutto indica una ristorazione di qualità con attenzione alla scelta delle materie prime cucinate con passione devozione e capacità tecniche”.
Cosa ci propone a cena stasera?
“Amo preparare e cucinare per i miei ospiti senza imporre nulla al tavolo costruendo in maniera sartoriale il percorso gastronomico di ogni singolo ospite”.
Ci racconti l’esperienza più significativa?
“Sicuramente ogni esperienza e fondamentale per la crescita professionale di un cuoco , quella che vivo attualmente a Napoli la sento mia a distanza di 10 anni dall’esordio ed e quella che mi dà una crescita continua come manager e come cuoco”.
Diventare chef, un sogno realizzato?
“Assolutamente sì e quello che mi sono scelto nella vita”.
Lei cosa chiede al personale di sala?
“Quello che chiedo ogni giorno a me stesso: collaborazione confronto e voglia di migliorarsi ogni giorno”.
Ci spiega cosa c’è dietro la cucina?
“Passione-Tecnica-Intuito-Genialità e tanta perseveranza”.
Cosa ne pensa del binomio cucina, cultura del territorio?
“La cucina e cultura di un territorio. Un territorio senza cucina e come un libro senza una pagina”.
A quale piatto è più affezionato?
“A quello che ancora devo creare…”.
Nella presentazione di un piatto si elencano gli ingredienti e si è toccato dai 5 sensi, ma vorremmo conoscerne l’anima…
“Un piatto suscita emozioni e ricordi per questo motivo l’anima dello stesso cambia in considerazione del cliente”.