Il patrimonio culturale e artistico della Campania, si arricchisce ulteriormente con un altro patrimonio non di poco conto: quello spirituale.
Molte sono le tracce lasciateci dai padri Greci, tracce disseminate ovunque per tutta la Magna Grecia, templi che segnano la storia di popoli che prima di noi, hanno calcato queste sacre terre.
Ma il Cristianesimo più di tutti, ha particolarmente impresso la sua forza carismatica nella storia, lasciandoci dei veri capolavori d’arte, soprattutto con le sue chiese.
Come non si può partire da Pozzuoli, l’antica Puteoli, scelta dai Romani per essere il più importante porto dell’impero. A Puteoli giunse il grande apostolo Paolo, come breve tappa nel suo cammino verso Roma.
L’apostolo vide con molta probabilità, l’antico tempio situato sulla sommità dell’acropoli Puteolana, un grande edificio sacro costruito in onore dell’imperatore Augusto.
Tra il V e il VI secolo d.C. gli abitanti di Puteoli decisero di convertire il tempo in una chiesa, dedicata al loro santo patrono: San Procolo.
La nuova basilica Cristiana, subirà nel tempo diversi danni, causati dapprima dall’esplosione del vulcano Monte nuovo, nel 1538 e la successiva distruzione del villaggio medievale di Tripergole, danni riparati mediante l’intervento del vescovo di allora. La chiesa subì poi diversi cambiamenti, fu fatta ricostruire nel 1636, ma un secondo e gravoso danneggiamento, la Cattedrale lo subì nel 1964, quando un grande incendio distrusse completamente la navata centrale. Il luogo fu chiuso al culto, a sostituirla come procattedrale, fu la chiesa di Santa Maria della consolazione. Pochi anni dopo si procedette con i lavori di restauro, ma alcuni intoppi burocratici, nonché il fenomeno del bradisismo, posero fine ai lavori.
Negli anni novanta ripresero i lavori di restauro, la Cattedrale fu riaperta l’11 Maggio 2014, mostrando ai fedeli oltre che la chiesa restaurata, alcuni resti dell’antico tempio, riemerso durante i lavori di restauro.
La cattedrale è intitolata ai Santi Procolo e Gennaro, ed è situata nel rione terra, a Pozzuoli.
Storia quasi analoga è quella del duomo di Napoli. Alcune fonti, narrano che fu San Pietro in persona a realizzare una prima comunità Cristiana in città. Fonti archeologiche del complesso catacombale di Capodimonte, confermano con certezza che a Napoli nel II secolo d.C. esisteva una comunità Cristiana.
Catacombe di San Gennaro: Capodimonte
La cronaca di Partenope, uno scritto in volgare del XIV secolo, narrante la storia della città fino al 1343, asseriva che fu Aspreno, nominato da San Pietro vescovo di Napoli, nel I secolo d.C. a voler edificare nell’attuale zona del duomo, la prima sede episcopale. Fu tuttavia sotto il vescovo Zosimo, ma per volere dell’imperatore Costantino che nel IV secolo d.C. su alcune rovine del tempio di Apollo, fu costruito il primo edificio di culto di cui si ha reale traccia, ossia la basilica di Santa Restituta, attualmente inglobata nella cattedrale. Una nota all’interno della biografia di Papa San Silvestro I, dice: «In quel tempo, l’imperatore Costantino, edificò una basilica nella città di Napoli». La basilica di Santa Restituta è tuttora l’edificio religioso più antico della città, contiene al suo interno il battistero più antico di tutta la Cristianità: quello di San Giovanni in fonte.
Battistero di Santa Restituta
Nel V secolo, per volere del vescovo Stefano I, fu eretta accanto alla basilica, la cattedrale di Santa Stefania, demolita quando nel XIII secolo, per volere del re di Napoli: Carlo d’Angiò, iniziarono i lavori per la costruzione della nuova cattedrale, dedicandola a Santa Maria Assunta, che avrebbe poi inglobato in un unico complesso, la basilica di Santa Restituta, e le altre piccole cappelle sorte intorno a essa.
La cattedrale subì nei secoli diversi interventi di restauro, a causa di vari eventi naturali che ne deturparono le fattezze, come i terremoti del 1349 e del 1456.
Gli interventi di restauro diedero modo agli architetti di apportare alcune modifiche anche interne, arricchendo la cattedrale trasformandola in un trionfo del Barocco.
Durante la pestilenza del 1526, il popolo Napoletano fece un voto al Santo patrono della città. In seguito al suddetto voto, fu realizzata la reale cappella del tesoro, visibile dall’esterno sul lato destro della cattedrale.
La facciata attuale del duomo, è stato l’ultimo risultato di una lunga serie di rifacimenti, fu realizzata da Errico Alvino in stile neogotico, i lavori iniziarono negli anni settanta dell’ottocento, la facciata fu inaugurata ufficialmente nel 1905.
Antica facciata del duomo di Napoli, prima dei lavori di rifacimento verso la fine dell’ottocento
All’interno del duomo, si svolge tre volte l’anno, il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro: il primo sabato del mese di Maggio, il 19 Settembre giorno del suo martirio, e il 16 Dicembre, in memoria del suo patrocinio, in occasione dell’eruzione del Vesuvio, quando la lava fermò la sua corsa verso Napoli, dopo l’invocazione del popolo verso il suo Santo patrono.
Nella zona dell’altare maggiore della cattedrale, sono custodite le reliquie di Sant’Aspreno, e dei Santi Agrippino, “sesto vescovo di Napoli” Acuzio ed Eutiche “martirizzati insieme a San Procolo, nei pressi della Solfatara a Pozzuoli, per aver protestato per la decapitazione di Gennaro, Festo e Desiderio, avvenuta ad opera del governatore della Campania, Dragonzio, per non aver abiurato la fede Cristiana.
Le ossa di San Gennaro, sono custodite nella cappella al di sotto dell’altare maggiore, fatta costruire dal cardinale Oliviero Carafa.
Ossa di San Gennaro
Nel duomo sono conservate delle meravigliose tele di Luca Giordano e di Francesco Solimena, oltre che all’organo seicentesco i cui portelli furono dipinti proprio dal Giordano e da Giorgio Vasari.
Il prezioso altare maggiore, di stile barocco, comprende la statua della Madonna Assunta, realizzata nel 1739, da Pietro Bracci, uno degli scultori che realizzò le statue della fontana di Trevi.
Santa Maria Assunta, altare maggiore del duomo di Napoli