Sembra che ad Ancona, uno delle dieci città candidate, non abbiano digerito la proclamazione di Procida Capitale della Cultura 2022.
Se davvero fosse, come dimostrerebbe la prima pagina dell’edizione locale del Corriere Adriatico del 19 gennaio su cui era scritto, testuale, “BATTUTI DA PROCIDA: SI PUÒ?”, ci sta, a nessuno piace perdere!
Quello che però mostrano di non capire coloro che si sorprendono per la vittoria dell’isola flegrea è che la realizzazione di questo ambizioso progetto è dovuta molto probabilmente al fatto che, contrariamente a quanto di solito accade nei piccoli centri o in quelli dove vige una mentalità provinciale in cui ognuno tende a tirare l’acqua al proprio mulino, i procidani hanno anteposto lo spirito diocesano a quello parrocchiale.
Cerco di spiegarmi.
La mossa intelligente compiuta dall’amministrazione isolana è stata quella di affidarsi a un regista navigato nella realizzazione di simili progetti qual è Agostino Riitano che in passato ha già operato in maniera vincente per la candidatura di Matera capitale della Cultura Europea 2019 e di Tirana capitale europea dei Giovani.
Sicuramente sull’isola flegrea non mancano menti eccelse, ma l’umiltà dell’amministrazione, prerogativa delle persone intelligenti, ha preferito affidarsi a chi avesse esperienza nel settore col sostegno di tutti.
A questo punto immaginiamo che Riitano, una volta ricevute le rassicurazioni necessarie che nessuno avrebbe intralciato le proprie scelte, assunto il comando della cabina di regia, abbia convocato a un tavolo tutte le realtà impegnate culturalmente sull’isola per esporre loro il suo progetto, confidando nella massima collaborazione sinergica affinché il sogno si potesse tramutare in realtà.
Immaginiamo che costoro a loro volta, intelligentemente, abbiano accettato, anteponendo agli interessi personali/parrocchiali quelli dell’intera comunità/diocesi. Coinvolgendo l’intera comunità isolana, facendole capire i benefici di immagine che a livello turistico ne avrebbe ricavato l’isola – tradotto significa crescita economica – se l’impresa fosse riuscita.
Acquisita tale consapevolezza, gli abitanti si sono impegnati nel sostegno del progetto, contribuendo con singole donazioni per consentirne la realizzazione.
Come si afferma nella motivazione di proclamazione “”il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee”.
Chi si stupisce della vittoria di Procida – Ancona a parte il cui progetto, non dubitiamo, non fosse da meno -, si chiedesse se a sua volta fosse stato in grado di fare tanto, partendo dalla scelta degli uomini giusti, guardando al di là dei confini del proprio orticello.
Lo slogan per la candidatura di Procida recita, “la cultura non isola”.
Le limitazioni invece bloccano ogni tipo di sviluppo. Fino a quando non si capirà ciò, auspicare una crescita, qualunque fosse, è utopistico.
La vittoria di Procida ci insegna che un bagno di umiltà, sinonimo di intelligenza, è alla base di ogni successo nella vita.