È tra i giovani pizza chef di Napoli. Diego Vitagliano fa da ponte tra tradizione e innovazione con un’attenta ricerca sugli impasti e sui prodotti. Due i locali che fanno capo ad uno dei più premiati pizzaioli napoletani: una a Bagnoli e un’altra a Pozzuoli.
Come è nata la sua passione?
“Ho iniziato questo lavoro quasi contro la mia volontà, ero adolescente e la scuola non mi piaceva tanto per cui il mio papà mi fece scegliere tra la scuola o il lavoro e mi portò da Carmnella per imparare il mestiere. Pian piano ho capito che quello era il mio futuro”.
Ci racconti l’esperienza più significativa?
“L’esperienza più significativa è stata appunto quella da Carmnella, vera e propria scuola di vita, ho avuto l’onore di avere come maestro il papà di Vincenzo, Salvatore Esposito; grande uomo e grande pizzaiolo, una vera famiglia dove ero trattato dalla madre come un figlio”.
Diventare il goleador pizza chef partenopeo: così la definiscono, un sogno realizzato?
“Diventare goleador è stato un sogno realizzato, sì proprio così il mio sogno è ancora oggi di lasciare qualcosa d’ importante nella storia della pizza Napoletana e non solo”.
Cosa significa essere oggi un grande pizzaiolo Chef?
“Oggi i pizzaioli godono di una grande fama, soprattutto se si ha un progetto serio e continuativo, è un grande impegno”.
Hai mai pensato di conquistare tutto questo successo?
“Non mi sarei mai aspettato tutto questo successo così in poco tempo, ma sono consapevole che è il premio che merita il mio affiatato staff “.
Lei cosa chiede al personale di sala?
“Al personale di sala chiedo la massima attenzione su ogni minimo dettaglio, la serietà e la cordialità e alla base di tutto, ma più di tutto chiedo il sorriso, l’arma segreta, senza essere mai invadenti”.
Ci spiega cosa c’è dietro le sue pizze?
“Dietro le mie pizze ci sono anni di studio e ricerca sugli impasti, un gioco di squadra che faccio con quattro miei collaboratori, veri e propri momenti di confronto e condivisione ad oggi affiancati ai topping di uno chef interno”.
Cosa ne pensa del binomio cucina, cultura del territorio?
“Ogni luogo ha le sue tradizioni ed è giusto che siano rispettate come è giusto che siano anche rivisitate. La cultura sta proprio nell’evoluzione”.
A quale pizza è più affezionato?
“Sono affezionatissimo alla Margherinara, una fusion tra Margherita e marinara, su questa pizza identifica in pieno il mio concetto”.
Cosa propone a cena stasera?
“Questa sera proporrei una bella montanara alla genovese”.
Nella presentazione di una pizza si elencano gli ingredienti e si è toccati dai cinque sensi, ma vorremmo conoscerne l’anima…
“L’anima la si può percepire solo se il pizzaiolo è dotato di grande sensibilità”.
I suoi menù?
“I miei menù sono molto semplici, per la maggior parte si parte dalla tradizione fino ad una moderata rivisitazione”.