Gaetano Filangieri, Cercola 1752, figlio del principe di Arianiello, Cesare Filangieri; ebbe un’educazione severa, soprattutto negli studi, che seguì con profondo interesse, grazie all’aiuto di due ecclesiastici, lo zio Serafino, Benedettino, professore di fisica sperimentale all’università Federico II di Napoli, e da Luca de Nicola.
Dopo essersi laureato in legge nel 1774, fu nominato gentiluomo di camera, presso il re Ferdinando IV di Borbone, nel 1777.
Si dedicò subito a un progetto di riforma della giustizia, contemporaneamente alla decisione di arruolarsi come ufficiale volontario di marina. Nel 1772 scrisse un breve trattato: Morale dei legislatori, un testo in cui dichiarava fra le altre cose, di essere favorevole alla pena di morte, ma è nel suo testo più famoso: La scienza della legislazione, 1780-1788, in cui emerge il suo spirito illuministico Napoletano, in questo testo gettò le basi per un tipo di scienza che avrebbe ispirato le future riforme legislative. Qualche anno prima, nel 1774, pubblicò: Riflessioni politiche sull’ultima legge del sovrano, in cui affermò la necessità per i magistrati di motivare le proprie sentenze, in base alla legge del regno, permettendo in questo modo una maggiore chiarezza eliminando dubbi sugli abusi e i privilegi dei giudici.
Quella del Filangieri, è una scienza reale sistematica, basata sui concetti filosofici del neo platonismo Napoletano, egli stesso affermava necessaria la Filosofia, come bene affinchè il popolo possa trovare la naturale felicità.
Incontrò più volte Goethe, con cui condivideva molte delle sue idee politiche e giuridiche, che provò più volte a realizzare.
Oltre che con Goethe, Filangieri intrecciò un’amichevole corrispondenza con Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti d’America, con cui s’incontrò in Francia in diverse occasioni.
Franklin ebbe modo di inviare a Filangieri, una copia firmata della dichiarazione d’indipendenza, chiaramente ispirata alla sua opera: La scienza della legislazione.
Entrambi furono iscritti alla loggia massonica di rito Inglese, Franklin era propenso a realizzare in Pennsylvania, alcune riforme sulla legislazione ideate dal Filangieri. Opera che non riuscì a iniziare data la prematura morte del giurista Napoletano.
L’opera più famosa del Filangieri: La scienza della legislazione, divisa in diversi volumi, è un imponente manifesto al diritto e a una morale che ha come principio la felicità individuale dell’uomo. Famosa in tutta Europa, la sua opera ha contribuito al rinnovamento della legislazione, mettendo in chiaro una morale smarrita, in un contesto sociale, quello Napoletano del settecento, infervorato dal lusso dell’aristocrazia, della casta sacerdotale, e dai privilegi feudali, mentre il popolo senza una guida luminosa, si trovava in un tessuto sociale sempre più in balìa dei poteri sopra elencati.
Filangieri aveva immaginato una monarchia Borbonica illuminata, in cui era il re a guidare il popolo nella luce, attraverso una giusta riforma giuridica.
La mente illuminata del giurista Napoletano, aveva prodotto un cambiamento quasi rivoluzionario per l’epoca, dove avrebbe vissuto l’uguaglianza sociale, il diritto a una pubblica istruzione per tutto il popolo, riforma della giustizia, ridistribuzione delle proprietà terriere, creando un vasto organismo di piccoli proprietari terrieri.
Poche delle sue idee riformiste trovarono realizzazione, perlopiù nelle procedure penali.
La successiva restaurazione del regno, e la morte del giurista Partenopeo, non permisero alle sue brillanti idee di trovare una concreta realizzazione.
Quella del Filangieri, era una riforma pacifica, supportata dalla ragione, una ragione stimolata dall’illuminismo Napoletano, non deviato quindi da correnti esterne, un illuminismo molto apprezzato dai vari pensatori Europei, così come apprezzarono il pensiero riformista del Filangieri: pacifico, motivato da una ragione obiettiva che aveva come finalità, la felicità del singolo individuo.
La tubercolosi lo spense nella sua casa di Vico Equense, nel 1788 a soli 36 anni.