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Gabriele d’Annunzio e i Campi Flegrei. I versi dedicati a Pozzuoli e a Baia. Gli amici puteolani del poeta

C’è un legame insolito tra Gabriele d’Annunzio e i Campi Flegrei. A cento anni dalla conclusione dell’impresa di Fiume (27 dicembre 1920), l’esperienza militare e politica più celebre del poeta-soldato, abbiamo voluto ricordare i nessi tra un personaggio complesso e affascinante e l’area flegrea. 

Probabilmente il Vate, appassionato di storia Romana, da giovanissimo già conosceva i protagonisti di vicende antiche che ebbero come scenario l’ameno territorio. Ma è durante il suo soggiorno napoletano – dal 30 agosto 1891 all’11 dicembre 1893 – che d’Annunzio ebbe modo di conoscere da vicino la realtà di Napoli e i suoi dintorni. “In questi pochi giorni ho veduto mille spettacoli diversi e tutti stupefacenti – scrive il 3 settembre del 1891 a Barbara Leoni, una delle sue amanti più celebri. E continua: “Sono stato a Posillipo, a Pozzuoli, a Baja, a Sorrento, a Capri, per mare e per terra… Sono tornato a Napoli in barca, stasera, dal capo Miseno, costeggiando. È stata una divina navigazione per un mare divino. Remigavo, come nelle acque di Anzio. Alla punta di Posillipo è caduta la sera; e tutta Napoli è sorta dal mare incoronata di lumi respirando come una creatura misteriosa, nel crepuscolo violetto”.

A Napoli d’Annunzio scrisse i romanzi “Giovanni Episcopo” e “L’Innocente”, iniziò il terzo romanzo “Il trionfo della morte” e le liriche “Poema Paradisiaco”. In quegli anni collaborò con Matilde Serao e Eduardo Scarfoglio e partecipò alle loro avventure editoriali. Due anni napoletani furono vissuti tra amori, duelli, amicizie, difficoltà economiche e maturazione artistica. Lo stesso poeta definirà quel periodo “splendida miseria”.

Alla città di Partenope, d’Annunzio, dedicherà poesie e scriverà addirittura i versi di una canzone, “a Vucchella”. La canzone fu scritta su un tovagliolo del Caffè Gambrinus e fu musicata da un altro abruzzese, Francesco Paolo Tosti. Resa famosa anche con il contributo del grande tenore Enrico Caruso, la canzone rientra tutt’oggi tra i brani del repertorio classico napoletano.

Nella Certosa di San Martino” è invece la sua poesia più bella dedicata alla città di Napoli e ai Campi Flegrei. Una perfetta descrizione sentimentale del paesaggio. L’ode fu pubblicata nella raccolta “Elegie romane”. Sembra quasi che il poeta, in cime alla collina del Vomero insieme ad una donna, si distraggono a guardare il panorama. I versi, riportati di seguito, sono lievi pennellate per descrivere Pozzuoli (“Puteoli, cerula su ‘l lunato azzurro”), Baia voluttuosa”, il “tumulo” di Miseno, “l’altaCuma e il “lido lacustre” di Lucrino. Parole che denotano sia una conoscenza diretta dei luoghi la loro storia e l’eco mitologica.

(…)

e pe’ leggeri intrichi pampinei l’isole e i golfi 

s’intravedeano splendere: Puteoli

cerula su ‘l lunato azzurro, ove l’Ibi migrante 

agile tra le corna scese de’ bianchi buoi,

Baja voluttuosa, e il tumulo ingente che Enea

diede a Miseno, e l’alta Cuma che udí gli ambigui 

carmi fatali, e il lido lacustre che l’orme sostenne

d’Ercole dietro il gregge pingue di Gerione: 

plaghe da gli Immortali dilette, ove (come in profondi

talami cui piacciansi premere amanti umani) 

gli incliti corpi ambrosii giacendo lasciarono impronte

sacre, vestigi eterni de la Bellezza prima. 

(…)

Al di là delle tracce letterarie, ci sono altri collegamenti tra il poeta pescarese e l’area flegrea. Due sono le persone che d’Annunzio ebbe modo di conoscere. Da quello che sappiamo sono persone che il poeta ha conosciuto molti anni dopo la sua permanenza a Napoli. A testimonianza della conoscenza vi sono le fotografie autografate di colui il quale può essere considerato un divo ante litteram.

Il “principe dei fiocinatori”

Tra le gesta più significative di d’Annunzio c’è l’Impresa di Fiume. Un’esperienza breve ma significativa. Dal 12 settembre 1919 al 27 dicembre 1920 il poeta fu a capo di un vero e proprio stato provvisorio di questo piccolo territorio istriano che oggi fa parte della Croazia. Rijeka, l’attuale nome della città, era una parte del territorio italiano non attribuito al Regno nonostante il contributo dell’Italia al fianco di Francia, Inghilterra, Russia e Stati Uniti che portò alla vittoria della Prima Guerra Mondiale contro Germania e Austria. D’Annunzio capeggiò un piccolo esercito composto la Legionari e volontari sostenuto dalla volontà popolare che, nonostante i divieti dell’Italia per evitare incidenti diplomatici, occupò Fiume. A Fiume d’Annunzio, capo del Governo provvisorio, ebbe modo di conoscere un militare, Angelo Chiocca di Pozzuoli. Chiocca era bravissimo nella cattura di polpi e pesci con la fiocina. Il puteolano sapeva utilizzare l’antico strumento chiamato anche arpione o tridente ed evidentemente era particolarmente allenato a scendere in profondità per poi emergere con le prede. La sua tecnica di pesca e la sua abilità appassionò D’Annunzio che gli chiese di pescare per lui. Il Vate donò al pescatore di Pozzuoli una foto con dedica con cui lo definì “il principe dei fiocinatori”. La famiglia di Angelo Chiocca – come i Civero con cui sono imparentati – si spostò da Pozzuoli a Ladispoli nel 1945. Nel 1953 i Chiocca aprono la prima pescheria ed oggi il nipote di Angelo – Gabriele (è un caso?) – è il giovane titolare di Eurofish, un’importante azienda del settore. Ancora oggi i discendenti di Angelo raccontano con orgoglio l’amicizia tra il nonno e il poeta e custodiscono la foto con la dedica. Bisogna dire che la località laziale è stata meta, nell’immediato secondo Dopoguerra, di una grande comunità di pescatori di origine puteolana a cui il comune ha dedicato una piazza (piazza “Pescatori di Pozzuoli”) e alcune pubblicazioni a dimostrazione dell’importanza di questa presenza. Famiglie di pescatori puteolani sono presenti anche in altre località laziali e in Sardegna, Toscana, Liguria, Corsica e Costa Azzurra. 

La “sorella veggente”

Palmira Scalise Fazio (1894 – 1984) è stata un’insegante, scrittrice e poetessa. Originaria della Calabria – Castagna, frazione di Carlopoli in provincia di Catanzaro – dal 1957 si stabilì a Pozzuoli. Il fratello Giuseppe fu Presidente di sezione del Consiglio di Stato e persona influente nell’ambiente romano. La poetessa Fazio dedicò al Vate il suo libro “D’Annunzio e il suo epico canto”, edizione Pellegrini, Cosenza. La maestra aveva avuto rapporti epistolari con il poeta che la omaggiò di una foto con dedica: “alla sorella veggente”. La maestra morì a Quarto dove per molto tempo fu insegnante.

Il commento della professoressa Petrarca

La professoressa Pasqualina Petrarca, docente di matematica e poetessa ha effettuato diversi studi sui Campi Flegrei. Un suo articolo su d’Annunzio è stato pubblicato sulla rivista scientifica il “Bollettino dei Campi Flegrei”. Petrarca ha approfondito la figura di d’Annunzio a cui ha dedicato un pamphlet. “Lo charme e l’influenza della cultura classica e della mitologia ebbero un grande influsso sul d’Annunzio – spiega la professoressa – Si sa che egli ha sempre amato il bello, l’arte classica e la letteratura di ogni periodo storico. Senza dubbi lo avrà affascinato la magia dei Campi Flegrei grazie alla visita dei siti archeologici”.

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Ciro Biondi
Giornalista, scrive prevalentemente di attualità, sociale, cultura, turismo e ambiente. E' responsabile dell'Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana di Pozzuoli. Ha collaborato con quotidiani e periodici. E’ specializzato in comunicazione sociale e istituzionale. Si è occupato di uffici stampa ed è presidente dell'associazione di promozione sociale Dialogos. Con le scuole e le associazioni promuove incontri su legalità, volontariato, solidarietà tra i popoli, dialogo tra le religioni e storia. E' laureato in Lettere con una tesi in Storia Medievale. E' docente di scuola statale secondaria di secondo grado. Ha ottenuto vari riconoscimenti per l'attività giornalistica. Per il suo impegno sociale, culturale e professionale nel 2013 il Capo dello Stato lo ha insignito dell'onorificenza di cavaliere della Repubblica.
http://www.cirobiondi.it

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