Giambattista Basile (Giugliano in Campania, 15 Febbraio 1566) è il primo favolista Italiano, il più famoso scrittore di favole nel mondo, ma paradossalmente ancora poco conosciuto nel proprio paese, probabilmente a causa della difficoltà di comprensione della sua opera più importante: Lo cunto de li cunti, scritta nel Napoletano seicentesco, una lingua ricca di termini ardui da comprendere anche per gli stessi Napoletani.
Giambattista Basile è autore di alcune tra le favole più famose al mondo: Cenerentola, Raperonzolo, La cerva fatata, sono nate dalla penna dello scrittore e poeta, favole che in lingua originale avevano come titolo: Gatta Cenerentola, Petrusinella, ‘A cerva fatata.
Le sue favole furono raccolte dalla sorella Adriana, in un volume dal titolo: Pentamerone, Lo cunto de li cunti, ovvero lo trattenemiento de le piccerille, e pubblicato da lei nel 1634, dopo la morte del fratello.
Giambattista Basile si arruolò soldato a Venezia, e nel medesimo esercito militò per diversi anni, fino a quando sbocciò in lui la passione letteraria, che veniva man mano apprezzata soprattutto dagli ambienti aristocratici, ove fu introdotto tramite conoscenze.
Iniziò a pubblicare poesie, peraltro anche di una certa qualità, questo convinse la sorella Adriana, all’epoca una famosa cantante lirica e artista polistrumentale, apprezzata da diversi ambienti culturali ed aristocratici Italiani, a introdurre il fratello in alcune corti, come quelle dei Carafa e dei Gonzaga. Giambattista scriveva le sue favole e fiabe nella lingua Napoletana del seicento, e le leggeva nelle corti Italiane, insieme alle sue poesie. Frequentava anche dei circoli letterari, come l’accademia degli oziosi di Napoli, i cui membri, anche di un certo rilievo letterario, si radunavano nel chiostro della chiesa di Santa Maria a Caponapoli, e di quando in quando pubblicava raccolte di poesie, come: Le opere poetiche e Madriali et ode, un dramma per musica, e una favola dal titolo: Le avventurose disavventure, pubblicata a Napoli nel 1611.
Terminò il suo percorso terreno, nella sua città natale il 23 Febbraio del 1632, e alcuni anni dopo, la sua famosa sorella Adriana, insieme al marito: Muzio Baroni, raccolse in un unico volume le favole più rappresentative del fratello, certamente quelle che esprimevano il pensiero raffinato di un vero scrittore del barocco Napoletano.
Il favolista Francese: Charles Perrault, diversi anni dopo la pubblicazione del Pentamerone, tradurrà in Francese la Gatta Cenerentola, cambiandone i temi e rendendola la Cenerentola che noi oggi conosciamo, diventando egli stesso un favolista molto famoso, con la sua raccolta: I racconti di mamma oca, pubblicata nel 1697, dove figurano favole del calibro di: Cappuccetto rosso, il gatto con gli stivali, La bella addormentata, Pollicino e appunto Cenerentola.
Ancora diversi anni dopo, i filologi Tedeschi: Jacob e Wilhelm Grimm, riprenderanno sia le favole del Basile sia quelle di Perrault, e le pubblicheranno nella raccolta: Fiabe del focolare, 1812 e 1815, in cui spiccano anche i racconti di Biancaneve e Hansel e Gretel.
Il Pentamerone, richiama appunto il numero 5, dal Greco penta, racconta la disavventura di una certa principessa Zoza. Costei non riusciva più a ridere, suo padre fece di tutto pur di ravvivare l’animo della sua figliola, ma nulla riuscì a ottenere. Un giorno Zoza vide un’anziana insultare un giovane uomo, l’episodio le fece tornare il sorriso, ma la sua grossa risata indispettì l’anziana che scagliò su di lei una maledizione: Zoza poteva sposare soltanto un certo principe Taddeo, che però giaceva dormiente in una bara, anch’egli vittima di una maledizione. Costui si sarebbe svegliato soltanto se due anfore si sarebbero riempite di lacrime nell’arco di due giorni consecutivi. Zoza iniziò subito a versare le sue lacrime, ma prima della fine si sentì venir veno e si assopì. La sua serva, sapendo già tutto, sottrasse le anfore e vi inserì le ultime lacrime che servivano per ridestare il principe. Quando egli si svegliò, sposò colei che aveva versato le ultime lacrime, ossia la serva di Zoza, mettendola incinta. Ora, la serva bramava una bambola di Zoza, bambola che a sua volta era fatata. Zoza acconsentì a dargliela, e ordinò alla bambola di gettare un incantesimo sulla serva, affinchè le venisse il desiderio di ascoltare le favole. La serva dunque, iniziò subito a desiderare prepotentemente di ascoltare delle favole, altrimenti per ripicca avrebbe ucciso il bimbo che portava nel grembo. Il principe, dietro insistenza della moglie, fece venire alla sua corte dieci donne anziane, che in cinque giorni avrebbero dovuto raccontare cinquanta favole, per il suo desiderio. Quindi saranno raccontate le favole del Basile. Al quinto giorno però, una delle donne risulterà malata e Zoza la sostituisce, ma racconta la sua storia, e la serva, scoperta, verrà punita e il principe la ripudierà per sposare Zoza.
Il Pentamerone, paradossalmente, come accennato prima, è di gran lunga più apprezzato e letto all’estero che in Italia, soprattutto in Germania e in Inghilterra, tradotto ovviamente nelle relative lingue.
In Italia fu tradotto nella nostra lingua corrente da Benedetto Croce, nel 1925, ma nonostante tutto, resta ancora poco conosciuto.
Giambattista Basile, è il precursore della favola moderna e morale, uno scrittore poliedrico, che ha saputo tradurre nelle sue fiabe e favole, il pensiero della sua epoca, mediante il simbolismo del bosco, delle fate e degli orchi. La sua opera merita d’essere letta, se si ama sprofondare nel bosco e far parte della pioggia che fa odorare la natura, complice di storie avventurose, e di amori ritrovati.