A molti il termine Dimore Filosofali dirà poco o nulla. Viceversa dirà tanto agli studiosi e agli appassionati di ermetismo, alchimia in particolare: LE DIMORE FILOSOFALI è il titolo di una delle opere del famoso alchimista francese Fulcanelli vissuto nel ventesimo secolo.
Nelle Dimore Filosofali, esaminando i fregi in bassorilievo e i dipinti che decorano gli esterni e gli interni di alcune antiche e nobili case dispiegate sul territorio francese e belga, lo studioso cerca di dimostrare che quegli addobbi furono realizzati seguendo gli stessi canoni legati all’antica tradizione iniziatica, dove nulla era lasciato al caso, con cui nel remoto passato vennero edificati i templi e in epoca più recente le cattedrali gotiche.
Mediante quelle statue e disegni i decoratori, nella fattispecie gli scalpellini, mentre scolpivano e dipingevano, seminavano indizi attinenti al cammino che l’uomo avrebbe dovuto compiere per realizzare la Grande Opera – la trasmutazione del piombo in oro simboleggiante il passaggio dallo stato materiale a quello spirituale – che solo gli iniziati alla tradizione sacra sarebbero in grado riconoscere, comprendere e realizzare.
Molti anni dopo, seguendo la stessa logica del Fulcanelli, la compianta storica flegrea Lina Sansone Vagni, dopo aver pubblicato nel 1992 il suo ineguagliabile capolavoro sulla figura di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, nel 1994 diede alle stampe un libricino dal titolo eloquente UNA DIMORA FILOSOFALE IN POZZUOLI, edito da Bastogi.
Con questo termine l’autrice identificava il Palazzo-fortezza della nobile Famiglia puteolana Vecchione Maglione in Pozzuoli, alla Via Guglielmo Marconi, quasi a ridosso dell’antica Chiesa del Purgatorio, una delle poche testimonianze iniziatiche edificate nel periodo del governo dei Viceré spagnuoli nella Puteoli Rinascimentale.
Servendosi di riferimenti storici e bibliografici, con il supporto di tavole fotografiche poste a margine del volume, la Sansone ci introduce in un universo storico-magico dove, oltre alla figura di Don Pedro de Toledo, compaiono i Cavalieri Templari, gli antichi egizi con i loro misteri, la famiglia Di Sangro e il suo famoso discendente Raimondo Principe di San Severo a cui si deve la ristrutturazione dell’omonima cappella ubicata nel centro storico di Napoli, nei pressi di Piazza San Domenico Maggiore.
Tutto ciò sarebbe suffragato dagli affreschi che adornano la volta di uno degli appartamenti principali del palazzo, secondo l’autrice opera del Vasari. In particolare dal dipinto in cui è ritratto un cavaliere medievale unito alla propria “ombra” priva di corazza, e da una serie di affreschi ricchi di simbolismi, in cui sarebbe ritratto anche il misterioso Baphometto adorato dai Templari, che rimanderebbero all’antica tradizione iniziatica e ai Cavalieri del Santo Sepolcro che ne sarebbero stati tra i principali depositari.
Edificato all’epoca del vicereame spagnolo, precisamente dopo l’eruzione del 1538 da cui ebbe origine Montenuovo, di proprietà dell’ammiragliato spagnolo, l’autrice ipotizza che in Palazzo Vecchione Maglione potesse avervi sede l’occulto Giustizierato dell’Orden de Santiago de la Spada, sotto le cui spoglie si celava l’Ordine dei Cavalieri Templari, ufficialmente soppresso durante il Concilio di Vienna del 1312 con la bolla Vox in excelso a seguito dell’azione repressiva intrapresa nei confronti dell’Ordine dal Re di Francia Filippo il Bello il 13 ottobre del 1307: La vicinanza con la Chiesa di Santo Jago o San Giacomo, (meglio nota come chiesa del Carmine N. d. A.) posta nella medesima strada, può rendere ancora più valida la supposizione che un camminamento sotterraneo collegasse i due edifici (la chiesa del Carmine con palazzo Vecchione Maglione N. d. A.). Camminamento attraverso il quale il profano veniva inoltrato per essere iniziato ai Misteri dell’Ordine o per ricevere, nel tempio giacobeo, l’investitura di Cavaliere.
A sostegno di questa ipotesi, avendo i Templari un sigillo comune all’Ordine dei Cavalieri di Santiago della Spada, la storica scrive: Ci domandiamo: tale particolare Sigillo poco conosciuto passò inosservato al vaglio delle autorità ecclesiastiche? Oppure è sempre e soltanto quel famoso Segno lasciato a memoria degli addetti ai lavori che, iniziaticamente, ogni Ordine o Setta è obbligato a lasciare per segnalarne l’appartenenza all’Antica Tradizione? Anche i camminamenti segreti per le iniziazioni, perciò, furono comuni ad entrambi gli Ordini. Per i Cavalieri di Santiago le Chiese dedicate al culto giacobeo erano unite, per vie sotterranee, al Giustizierato che era parte integrante dell’Ordine, come nel passato lo era stato per quello Templare. Supponiamo, pertanto, che negli ampi ed ancora inesplorati sotterranei di Palazzo Vecchione Maglione fosse collocata anche la Camera di Tortura, oltre al camminamento sotterranea: la presenza di scheletri ancora incatenati al muro, secondo la testimonianza del Dott. Raniero, uno degli ultimi discendenti dei Maglione, avvalorerebbe questa illazione.
Poiché il libro fu scritto molto prima che il palazzo venisse ristrutturato così com’è oggi, sarebbe interessante sapere se durante i lavori furono effettivamente rinvenuti sia il cunicolo di collegamento che la presunta camera delle torture con gli scheletri, e se si ebbe la sensibilità di preservare gli affreschi del Vasari che ornavano le volte degli appartamenti di cui la Sansone riferisce…
Tra i tanti aspetti interessanti del saggio, ci piace citare l’ipotesi secondo cui i sette galli presenti nello stemma civico di Pozzuoli sarebbero in realtà aquile sul cui capo svetterebbe, anziché la cresta, la fiamma del fuoco sacro degli iniziati a riprova che Pozzuoli era presidiata da GUERRIERI ILLUMINATI.
Tale supposizione l’autrice la trasse osservando una scultura in legno che acquistò durante un viaggio in Messico raffigurante un fiero guerriero Azteco dell’Aquila. Questo era un Corpo speciale di iniziati, al servizio personale del Re Azteco, contrapposti ad un altro corpo speciale di Guerrieri detti del Giaguaro che rappresentavano le tenebre come quelli dell’aquila simboleggiavano il Sole, la Luce.
La lettura del saggio, oltre a rivelarsi un interessante arricchimento per quanti amano la storia di Pozzuoli, potrebbe risolversi nel naturale preludio alla lettura del suo monumentale testo sul Principe di San Severo. Anche qui si fa riferimento, seppure solo accennandovi, ai legami della famiglia Di Sangro con Pozzuoli – erano proprietari della “vigna delle tre colonne” laddove oggi sorge il tempio di Serapide -, sempre che si riuscisse a procurarsi il libro, non essendo più in commercio.
Tuttavia non si esclude che una copia sia disponibile presso la biblioteca di comunale di Pozzuoli e un’altra presso quella nazionale di Napoli.
Il libro su Palazzo Vecchione Maglione è disponibile sia su Amazon che sul sito di IBS. Su Unilibro potete invece trovare il saggio che la Sansone Vagni scrisse sui Templari Dalla leggenda alla storia. Le vere origini del complotto contro i templari di Francia.
Buona lettura.
One thought on “Palazzo Vecchione Maglione di Pozzuoli, un edificio misterioso | Gli articoli di Vincenzo Giarritiello”