Edito per la prima volta nel 2019 con il contributo di Lux in Fabula – all’epoca ne furono stampate cento copie, ognuna autografata dall’autore -, DIALETTO PUTEOLANO di Salvatore Brunetti è finalmente in libreria in una nuova edizione riveduta e corretta edita da NEW MEDIA PRESS.
Il testo, novità assoluta nel suo genere, fu scritto su insistenza del maestro Roberto De Simone dopo che lo stesso aveva avuto modo di apprezzare il precedente lavoro di Brunetti sul dialetto napoletano.
Il volume è strutturato come un vero e proprio testo di grammatica: si parte dall’analisi dell’alfabeto, passando per la coniugazione dei verbi, finendo in appendice con testi esplicativi.
Nel “prologo” si spiega il motivo dell’utilizzo delle lettere straniere: “j (gei) al posto della i italiana” per evitare “che più vocali si trovino strettamente legate in successione, nel dichiarato intento di rendere più fluida la parola”. Oppure, a proposito degli accenti: “nel dialetto puteolano il ricorso all’accento scritto è spesso imprescindibile per le numerose parole dalla dubbia pronuncia, che in quanto dialettali sono poco conosciute al di fuori dei propri ambiti”.
Mediante una scrittura sobria, non priva di venature ironiche com’è nello stile dell’autore, senza mai arroccarsi nel “gelido” accademismo, Brunetti simpatizza con il lettore, garantendosene la piena disponibilità a lasciarsi accompagnare nell’excursus linguistico come se facessero una piacevole gita in un luogo ricco di luci, colori, musica.
Particolarmente divertente è leggere le dissertazioni sugli avverbi e i verbi: “l’avverbio italiano misto: dovunque non esiste in dialetto, al suo posto si usa: a r’aò và và, a r’aò stà stà, a r’ao è è, pe teutte parte.”; “Sarà invece opportuno evidenziare alcuni aspetti particolari del verbo dialettale puteolano rispetto allo schema generale delle declinazioni italiane” […] “ Peraltro, tale forma verbale, in quanto confondibile con il verbo peuzzà, che vuol dire emanare un cattivo odore, viene spesso evitata ed opportunamente sostituita anch’essa con il presente indicativo, utilizzando l’ausiliario avaé (avere). In tal modo, le frasi di cui sopra diventano, nell’ordine: – Aveit’ ‘a iettà ‘u sango (avete da buttare il sangue); – Aveit’ ‘a campà cient’anne (avete da campare cento anni)” …
Il libro non racconta solo la nascita e lo sviluppo di un dialetto – meglio sarebbe dire “di una lingua” -, bensì si pone come contrafforte a ogni tentativo di estirpare dalla mente e dal cuore dei puteolani la storia delle proprie origini conservate in quell’apparente linguaggio sguaiato. Che in realtà è musica, come asseriva il compianto Michele Sovente.
Malgrado si tratti di un saggio storico-grammaticale, il libro si rivela allo stesso tempo una piacevole e divertente lettura capace di strappare più di un sorriso a chi avrà la fortuna di leggerlo. Un merito questo non da poco visti i tempi che corrono, che va ulteriormente ad accrescere il valore del volume con cui ogni puteolano e appassionato linguista dovrebbe arricchire la propria biblioteca.
Un plauso va a Lux In Fabula per aver avuto il merito e il coraggio di aver creduto nel lavoro di Brunetti, investendovi. La lode va estesa a New Media Press per aver ufficializzato la presenza dell’opera sul mercato editoriale, apponendovi il proprio marchio.
Ci auguriamo che tale connubio dia vita e spazio ad altri volumi che trattino di Pozzuoli e dei Campi Flegrei, consentendo di acquisire consapevolezza sul proprio passato a chiunque lo volesse, attecchendo le proprie radici nel terreno ballerino di questa terra.
Un popolo senza memoria storica è un popolo senza identità, alla mercé di chiunque si proponesse come salvatore della “patria”.
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