Dopo aver letto PIETRE AL SOLE, di Siglinda Gentile Lopez, affascinato dalla storia e dalla qualità della prosa, mi misi alla ricerca dell’autrice per complimentarmi con lei, seppure con ritardo – mi aveva omaggiato del libro diciotto anni fa durante un premio letterario – per la bellezza del romanzo. A seguito di ricerche, sono riuscito a rintracciarla. Come avvenne all’epoca del nostro primo e, finora, unico incontro, anche in questo caso, seppure per interposta persona, ci siamo scambiati i reciproci scritti – lei mi ha donato l’altro suo romanzo SOGNI RUBATI, io IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE. Grazie alla tecnologia, con l’ausilio di suo figlio Raffaele, siamo riusciti a organizzare un’intervista in video chat.
Come nasce Siglinda Gentile Lopez Scrittrice?
“Fin da bambina mi è sempre piaciuto scrivere. A scuola componevo delle novelle così lunghe che la maestra mi chiamava la piccola scrittrice. In seguito ho iniziato a comporre poesie e poi racconti. Ma l’input per intraprendere l’attività di scrittrice mi è venuto all’epoca del bradisismo: in quei momenti forte è stato l’impulso di raccontare quanto stava avvenendo. Per PIETRE AL SOLE come ambientazione ho scelto Via Napoli perché è lì che ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza”.
Potremmo definire Carmela, la protagonista del romanzo, il suo alter ego?
“Forse sì, seppure, diversamente da lei che è una donna volitiva, io per natura sono timida”.
Nell’arco dei trent’anni in cui si sviluppa il romanzo lei ha raccontato l’evolversi della società puteolana…
“Sì! in un certo qual modo questo sviluppo l’ho descritto anche in SOGNI RUBATI, l’altro mio romanzo, pubblicato con le edizioni MEF e in un altro inedito che spero di pubblicare quanto prima. Nei miei libri ho voluto descrivere una società che è diventata più forte a discapito dei più deboli”.
In PIETRE AL SOLE, a partire dall’evacuazione del Rione Terra, lei fa un atto d’accusa nei confronti della politica dell’epoca.
“Quando accadono eventi del genere, la popolazione, chissà perché, si scopre sempre abbandonata da chi invece dovrebbe tutelarla. In quegli istanti drammatici la gente si sentì ancora più sola: vedersi allontanata dalla propria terra, dalle proprie radici, fu un dolore grandissimo, una ferita che mai si rimarginerà!“
Lei nel libro dice una cosa che tuttora molti ripetono: durante quelle giornate in cui la terra si sollevava, e anche negli anni successivi, al Rione Terra non cadde una sola pietra.
“Sì, è proprio così! All’epoca, in virtù di questo aspetto, in molti si chiesero, e tuttora continuano a domandarselo, se l’evacuazione non fosse stata coordinata per interessi economici e politici. Magari per realizzare un progetto preparato da tempo al fine di trasformare il Rione Terra in chissà cosa”.
Come nasce Carmela?
“La figura di Carmela nasce grazie a Sophia Loren; ai film in cui interpretava una popolana dalla bellezza esplosiva, dal carattere forte e deciso”.
Lei la Loren ha avuto modo di conoscerla?
“No. Ma mi sono servita di quello che mi raccontava mia cugina la quale ha studiato con lei al magistrale”.
Rispetto a PIETRE AL SOLE, in cui utilizza una scrittura oserei dire poetica, pregna di emozioni, in SOGNI RUBATI racconta i fatti in maniera asettica.
“Probabilmente perché in PIETRE AL SOLE ho narrato un’epoca ed eventi che ho vissuto giorno per giorno. Nel secondo invece c’è più fantasia e un lungo lavoro di ricerca storica dato che narro del decennio fascista a Pozzuoli dal 1935 al 1945. Tuttavia anche in questo c’è qualcosa che mi riguarda: a un certo punto, parlo della figura di mio nonno, un uomo ricco e rispettato, e del suo declino”.
A proposito di declino, lei in PIETRE AL SOLE accenna alla decaduta dei ricchi dovuta alla guerra e al gioco…
“Narro la decaduta di una società: i ricchi erano abituati a vivere di rendite, a non rimboccarsi le maniche per costruire o incrementare la propria ricchezza. Per molti questo adagiarsi sugli allori segnò l’inizio della fine!“
In PIETRE AL SOLE e poi in SOGNI RUBATI lei fa un tratteggio urbanistico molto preciso della Pozzuoli dell’epoca. Fa vedere il teatro Sacchini che oggi non c’è più, Vicienz a Mmare e altri luoghi che, pur essendo scomparsi, sono tuttora impressi nella memoria della città.
“Pur vivendo ad Arco Felice, per l’età che mi ritrovo, ho vissuto in prima persona l’evolversi della città, dal dopoguerra in poi, in tutte le sue sfaccettature”.
Lei quando scrive, le cose le fa vedere: quali sono i suoi riferimenti letterari come scrittrice?
“Da giovane mi piacevano molto Verga e Calvino e tanti altri scrittori, per lo più italiani, da cui probabilmente ho attinto quest’aspetto icastico che lei mi riconosce”.
PIETRE AL SOLE è introvabile in commercio, eppure è un libro molto bello, come mai è sparito dalla circolazione?
“L’editore a cui mi rivolsi, oltre a stamparlo e a darmene una ottantina di copie, non si è mai interessato della promozione. Lo stesso accadde con l’altro editore con cui pubblicai SOGNI RUBATI. Ecco il motivo per cui ho continuato a scrivere, tenendo nel cassetto i successivi romanzi. Per quanto mi riguarda, se non riuscissi a trovare un editore che non funga solo da tipografo, sto valutando l’opzione self publishing di cui sento molto parlare. Mi piace scrivere e continuerò a farlo a prescindere da tutto e da tutti”.
Un’ultima domanda, più che altro una curiosità: il nome Siglinda da dove deriva?
“Mio padre, direttore d’orchestra e musicista, era un appassionato di Wagner: Siglinda è una delle protagoniste del tesoro dei Nibelunghi”.
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