Liternum, Parco Archeologico ed Anfiteatro oggi rientrano nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei.
Colonia marittima, fondata nel 194 a.C. contemporaneamente a Puteoli (Pozzuoli) e Volturnum (l’attuale Castelvolturno), sorge 8 km a Nord di Cuma sulla sponda sinistra dell’odierno Lago Patria, l’antica Palus Liternina, alla foce del Clanis (gli odierni Regi Lagni).
Quì si ritirò e morì nel 183 a.C. Scipione l’Africano, il condottiero che aveva sconfitto Annibale nella seconda guerra punica, in polemica con il senato romano.
La realizzazione della via Domitiana che permetteva un rapido collegamento tra i Campi Flegrei e Sinuessa a Nord, a sua volta attraversata dall’Appia, consentì alla città di prosperare tanto che per la sua posizione e la sua importanza nel II sec. d.C. fu elevata al rango di Prefettura.
Ma a partire dal IV sec. d.C. cominciò il declino della città perché l’area era diventata inospitale e malarica, così gli abitanti si rifugiarono verso l’interno dove fondarono il primo nucleo della città di Giugliano.
La colonia era posta su un banco tufaceo a controllo di un approdo fluviale- lagunare.
Le fonti antiche ricordano Liternum per due motivi ricorrenti: l’aspetto dei luoghi, di origine paludosa, motivo per cui la città non ebbe mai un pieno sviluppo e la fama che le derivò da Scipione l’Africano che vi si ritirò dopo averne promosso la fondazione fino alla morte.
Attualmente dell’antica Liternum sono visibili solo i resti del Foro e parte dell’Anfiteatro in area demaniale di competenza della Provincia di Napoli.
La scoperta del sito
Alla ricerca delle villa di Scipione l’Apricano descritta in una epistola di Seneca e sulla ubicazione della sua tomba descritta da Livio furono condotte delle ricerche dal 1932 al 1937 che, invece, portarono alla scoperta del Capitolium, il Tempio, la Basilica, il Teatro, quartieri abitativi e tratti di percorsi urbani.
Furono anche messi in luce un’area artigianale e alcune botteghe, resti di un santuario, di un complesso termale e di un anfiteatro e la cosiddetta Ara di Scipione l’Africano.
Nel tempio si veneravano principalmente Giove, Minerva e Giunone e nella basilica si amministrava la giustizia. Comunque si tratta di un abitato ben ricco e articolato.
Fino ad oggi le fonti storiche hanno fornito di Liternum la descrizione di un territorio inospitale, paludoso, poco ospitale.
Un interessante articolo di Gennaro Di Fraia, Liternum. Una storia da riscrivere, in “Sibilla Cumana”, ci fornisce una chiave di lettura della città nuova.
Lo stesso De Fraia, infatti, cita Tito Livio, il grande storico romano vissuto nel I secolo a.C., scrive le sue “sabbie… e le paludi orride di fango” e lo scrittore Valerio Massimo che agli inizi del I d.C. sul volontario esilio di Scipione l’Africano, disse che lo avevano reso “abitante di quell’ignobile, oscuro villaggio e della deserta palude”.
Anzi Gennaro De Fraia nel suo articolo descrive il lavoro della dottoressa Patrizia Gargiulo.
Una serie di pazienti indagini hanno dimostrato che più che un lago, la Literna palus fosse una laguna, infatti, in latino il termine palus ha anche il significato di “laguna”.
Liternum era stata impiantata in un territorio fertile, vicino al mare e lungo la strada costiera che collegava la Campania al Lazio, a poca distanza da Cuma, Volturnum, Capua e Puteoli.
Centro commerciale ed artigianale Liternum era una città florida.
https://www.academia.edu/1984427/Liternum_Una_storia_da_riscrivere
Scipione, il generale romano che sconfisse i Cartaginesi
Publio Cornelio Scipione nacque nel 235 a.C. dai Cornelii, una delle più importanti famiglie romane, figlio del comandante dell’esercito romano inviato in Spagna allo scoppio della seconda guerra contro Cartagine (219-218 a.C.).
Purtroppo, un’insurrezione in Italia settentrionale bloccò Publio Cornelio Scipione il Vecchio, che non riuscì a raggiungere in tempo la Spagna, per impedire ad Annibale di attraversare i Pirenei e dirigersi verso l’Italia sconfiggendo Scipione il vecchio presso il fiume Ticino.
Le cose andarono di male in peggio, fino al disastro di Canne, del 216 e nel 211, in due diverse imboscate tese loro in Spagna, i due Scipioni furono uccisi.
Roma era impegnata in Italia, nel tentativo di contenere Annibale e in Spagna, e in Sicilia, dove Siracusa e altre città greche si erano schierate con Cartagine.
Così decise di affidare la guerra di Spagna al giovane figlio del proconsole: Publio Cornelio Scipione che partì per la Spagna nel 210 dotato di un comando eccezionale.
I trionfi militari e l’esilio
Subito Publio dimostrò di avere capacità militari straordinarie.
Già dal primo anno fu in grado conquistò la capitale della Spagna punica, Cartagine Nuova, quindi, nel 208, ottenne un’importante vittoria contro Asdrubale a Becula, e l’anno seguente contro Magone, a Ilipa, concludendo così in appena tre anni la conquista della Spagna.
Intanto, in Italia, un esercito comandato da Asdrubale era stato annientato presso il fiume Metauro e Annibale, assediato a Crotone, fu costretto a imbarcarsi per l’Africa (203).
Ma già Scipione aveva traghettato le sue forze in Africa, deciso a sferrare l’attacco decisivo a Cartagine.
Alleatosi con Massinissa, un re dei Numidi, Scipione affrontò Annibale nei pressi di Zama nel 202 e ottenne una completa vittoria.
Scipione tornò dall’Africa all’età di 35 anni circondato da un prestigio e da una popolarità senza precedenti.
Gli venne dato il nome di Africano, per ricordare per sempre la sua impresa; nonostante l’età ancora giovane venne nominato princeps senatus « primo tra i senatori».
Egli fu inoltre molto abile a gestire il potere che gli derivava dalla sua posizione, sempre nel pieno rispetto delle istituzioni repubblicane.
La sua posizione chiaramente non poteva non suscitare invidie e così il conservatore Marco Porcio Catone imbastì un processo – noto con il nome di processo degli Scipioni (187) – dopo che, nel 190 a.C., l’Africano e suo fratello, Lucio Cornelio Scipione Asiatico, avevano sconfitto definitivamente il re di Siria Antioco III. Entrambi vennero accusati da Catone di essersi indebitamente appropriati della indennità di guerra.
Scipione l’Africano, troppo orgoglioso per difendersi da una accusa tanto infamante, preferì ritirarsi in volontario esilio, a Literno, dove morì pochi anni dopo, nel 183 a.C.
Bibliografia:
G. Camodeca, Liternum, in Supplementa Italica 25, 2010.
Gennaro Di Fraia, Liternum. Una storia da riscrivere, in “Sibilla Cumana”, 2, luglio 2012, pp. 19-31, Napoli.
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