Dunque della Porta affrontò dal punto di vista complesso e naturalmente efficace ciò che poteva anche essere osservato dal punto di vista analitico, matematico e geometrico.Tutto qui. Gli esiti furono evidentemente diversi non solo per Della Porta, Galileo o Keplero, ma per l’intera scienza umana. Una biforcazione che condurrà ad un sapere analitico e geometrico che avrà in Renato Cartesio il massimo esponente e una concezione ancora naturalistica e diremmo oggi olistica. Due linee di separazione che segneranno al storia del pensiero umano sino ai giorni nostri.
Veniamo dunque allo specifico. Della Porta scrisse giovanissimo il Magiae naturalis che lo rese famoso in tutta Europa. E poi nel tempo s’interessò di: ottica, magnetismo, filosofia naturale, matematica e geometria, fisica, fisiognomica, iatrochimica, criptosemantica, letteratura, contribuendo fondamentalmente alla prima e sistematica definizione di alcune aree di conoscenza che lo precipitarono in un dibattito serrato e polemico con scienziati del calibro di Galileo e Keplero e i filosofi a lui contemporanei, che lo videro protagonista di una stagione meravigliosa di scoperte ed intuizioni che si protrarranno, attraverso un filone di ricerca che rimarrà per certi versi sotterraneo, fino all’Ottocento inoltrato. Certamente eclettico e non sistematico, assai distante dal carattere e dal metodo dei due in esame e non solo. Ciò che in effetti gli si addebita(l’eclettismo) come ricercatore non moderno e non coerente, fino alla derisione per quella sua sottile ironia e giocosa esposizione dei dati a volte caricaturali della esperienza. Ma il gioco , l’elemento ludico era qualcosa di essenzialmente naturale, oltre che del suo carattere partenopeo. Il gioco è un elemento in cui la natura dispone le sue regole.Riecheggia e rimanda a qualcosa che solo la biologia moderna dirà come disposizione interna alla natura, la dove la logica combinatoria dei possibili deve in qualche modo disporre la molteplicità delle forme. Un titolo familiarmente vicino a questa modo d’intendere è stupendamente riassunto da Francois Jacob, premio Nobel per la biologia nel 1965, nel suo divulgativo Il gioco dei possibili : “ Forse un giorno i fisici riusciranno a mostrare che il funzionamento dell’universo non potrebbe essere diverso da come è…. E’ difficile tuttavia non trovare un tocco di arbitrarietà e di fantasia nella struttura e nel funzionamento della natura.”
“Questo principio (la generazione del mondo) il principe dei filosofi, Platone , chiama anima del mondo,il grande Aristotele natura universale, Avicenna dator di forme. Questo principio da essere alle cose, non già cavandole da una cosa caduca e mortale ma di se stesso, introducendole per lo mezzo delle intelligenze principalmente; quelle cose che egli da, di poi per gli elementi, come per istrumenti, che dispongono la materia con diversi aspetti e l’informa.” (Magia naturale ,libro primo, capitolo IV).
E poi:
“La natura ci mostra molte strade, per le quali possiamo conseguire l’intento nostro ( la conoscenza della natura stessa) sapendo noi con certezza che le piante si mutano in una natura aliena ovverosia esser sottoposte a varie mutazioni” (Magia naturale, libro secondo,pag.34).
Il principio secondo cui date le condizioni, la natura informa per molte strade, quelle che ritiene più adatte, la vita stessa. In parole povere la genetica e la morfologia.” La mente della natura sagace che con modo stabile e saldo e con meravigliosa comodità, ha costruito questa macchina su due principi, la concordia e la convenienza e la discordia e la discontinuità”(Libro I cap. VI).
Che fosse così, attraverso la forza dei secoli, la biologia moderna ce ne da pienamente conto.Capiamo adesso perché da Francesco Bacone a Goethe, fino ai naturalisti moderni, l’opera di della Porta sulla filosofia della natura, sulla capacità della mente-natura (è lui ad inaugurare questo modo d’intendere la Provvidenza divina) di dispiegare la molteplicità delle forme e di variare attraverso la mutazione , la crescita e le nuove evenienze genetiche, sia valutato come il primo contributo alla morfologia dei sistemi viventi. E in particolare a quella evenienza della differenza che i biologi chiamano epigenesi.
Di questa magia della natura, meraviglia gioiosa e giocosa, lo colpisce soprattutto la variabilità della luce attraverso la percezione della nostra visione del mondo. Gli si rimprovera che nei suoi esperimenti utilizzasse la pila cristallina,la palla di vetro come se si ignorasse che tutti gli studiosi di ottica da Keplero a Newton ,utilizzarono la sfera, una palla di vetro sferica, per studiare la rifrazione della luce attraverso la sfera stessa. Di come la luce si rifranga attraverso una lente convessa in questo caso una sfera. Cosa che continuerà a fare tranquillamente sir Isaac Newton (1643-1727) nei suoi studi di ottica.