Le tracce del passato romano sono impresse nell’animo puteolano, ne hanno plasmato le sembianze nel corso del tempo, si sono sovrapposte al quotidiano ed hanno creato un volto unico ed indefinito.
Scendendo verso la parte “bassa” di Pozzuoli, la prima cosa che colpisce è il tempio di Serapide, esso sorge a pochi passi dal mare, simbolo della Puteoli romana di cui era il mercato pubblico; il nome Tempio di Serapide con cui è comunemente riconosciuto è il frutto di una errata attribuzione, in seguito al ritrovamento di una statua del dio egizio Serapeo nel 1750.
Per tale motivo fu considerato un luogo di culto, ma in realtà si tratta del mercato pubblico (macellum) di Puteoli nel cuore del quartiere commerciale della città, le cui dimensioni lo rendono uno dei monumenti più grandi di questo genere.
Il passare del tempo non ha scalfito il suo aspetto, esso appare quasi integro nel suo splendore, il bradisismo lo ha preservato e protetto. Attualmente il macellum è uno dei principali indicatori di questo fenomeno, assumendo cosi un duplice valore: storico e scientifico.
La struttura costruita sotto il dominio dell’imperatore Alessando Severo, presenta un cortile a pianta quadrata, circondato da un porticato sul quale si affacciano le botteghe, le quali erano accessibili dalla piazza o dalle strade vicine.
Fu soltanto verso la metà del ‘700 che il monumento ritornò alla luce, quando il re Carlo di Borbone, incuriosito da grandi colonne di marmo cipollino che affioravano da un fondo noto come “Vigna delle tre colonne”, ordinò uno scavo archeologico e, al di sotto di molti metri di residui marini, fu ritrovato il Tempio di Serapide.
Oggi quelle colonne mantengono intatta la loro magia, qualcuno magari vi passa accanto ignaro del loro valore e della loro storia, qualcuno le guarda distratto, qualcuno le osserva con maggiore attenzione, qualcuno ne resta rapito e ne comprende l’importanza.