Sull’antica fiaschetta in vetro, ricordo di viaggio dall’antica Puteoli, rinvenuta in Portogallo nella città di Odemira, è raffigurata la città puteolana con il porto, l’emporio e due anfiteatri.
Pozzuoli, la colonia dedotta nel 194 a.C. ha due anfiteatri
In tutto l’Impero romano solo Pozzuoli, ad eccezione dell’Urbe, aveva due anfiteatri.
L’anfiteatro minore
Solo per caso durante la realizzazione della linea ferroviaria vengono alla luce i resti dell’anfiteatro minore. Tranciato dalla costruzione della linea ferrovia nel 1925, oggi sono visibili pochi resti del monumento del II sec. a.C., privo di sotterranei per le belve e capace di ospitare circa 20.000 spettatori.
I contrassegni dei due anfiteatri
L’anfiteatro minore aveva l’emblema del flagello mentre l’anfiteatro maggiore aveva l’emblema della palma come se fosse destinato ai gladiatori.
L’anfiteatro neroniano flavio
Quando Pozzuoli diventa Colonia Flavia Augusta per concessione di Vespasiano fu realizzato il nuovo e più capiente anfiteatro dagli stessi architetti del Colosseo di Roma.
Terza arena più grande d’Italia fu costruita in opus reticolatum e in laterizio, scavata in parte nel tufo della collina e circondata da un portico ellittico. La cavea dai tre ordini di gradinate era coperta da un portico ornato da statue. Per i 40.000 spettatori vi erano dodici ingressi mentre l’imperatore accedeva da quattro grandi arcate. All’esterno caratterizzata da tre ordini architettonici coronati da un attico.
I sotterranei dell’Anfiteatro
I sotterranei dell’Anfiteatro Flavio, considerati i meglio conservati dell’antichità, rimasero sepolti per secoli dai detriti vulcanici. Tra i resti sono ben conservati anche i sistemi di catene e carrucole utilizzati per portare dai sotterranei all’arena le gabbie delle fiere con cui lottavano i gladiatori.
Gli spettacoli di morte
Gli spettacoli ludici erano i munera e cioè combattimenti tra gladiatori, e i venationes e cioè cacce agli animali. Per i reati politici venivano organizzati i bestias dove non vi era combattimento ma una esecuzione capitale per mano di belve.
Anfiteatro, centro di vita urbana
L’anfiteatro era anche centro della vita urbana: nelle gallerie sotto l’ambulacro esterno c’erano luoghi di culto e sedi di molte associazioni professionali, note attraverso iscrizioni.
I santi di Pozzuoli condannati ad bestias
Nel 305 d.C. San Gennaro e gli altri sei santi martiri furono condannati ad bestias, ad essere sbranati dalle belve nell’arena, pena poi tramutata nella decapitazione avvenuta a poca distanza vicino alla Solfatara. In ricordo della presenza del Santo, nel 1689 nell’area venne costruita una chiesetta, distrutta all’epoca degli scavi nell’ Ottocento e sostituita da una cappellina tuttora visibile.
L’anfiteatro al tempo dei Borbone
Dopo secoli di declino e di spoliazioni, nel settecento Carlo di Borbone ordinò che i marmi e le statue fossero prelevati per abbellire la Reggia di Caserta ed infatti 12 colonne del teatrino provengono da Pozzuoli. Per fortuna la grandiosa costruzione fu salvata da un evento naturale che la ricoprì di terreno e di vegetazione. Con il re Ferdinando II di Borbone nel 1839 si inizia a lavorare per togliere il terreno.
L’archeologo Maiuri lo restituisce al mondo
Alla fine del Novecento l’archeologo Amedeo Maiuri lo libera e lo restituisce come lo vediamo oggi.