Il premio Nobel Luc Montagnier ci ha spiegato l’evoluzione di questo virus molto particolare, iniziata probabilmente in un laboratorio cinese di carattere internazionale, che ospita operatori francesi e anche altre persone legate all’ organizzazione mondiale della sanità. “Questo virus è stato manipolato – sostiene Montagnier -, sono state aggiunte sequenze tra cui il virus VHI e elementi del germe della malaria. È un lavoro di professionisti, di carattere biologico molecolare. Continua il professore “ questo virus non è quindi naturale, forse è nato con l’obiettivo di creare un vaccino contro l’AIDS”, con il mio collega, il bio-matematico Jean-Claude Perez, abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus dell’RNA – spiega Luc Montagnier nell’intervista -, e anche altri hanno esplorato questa strada. I ricercatori indiani hanno già provato a pubblicare i risultati delle analisi che hanno dimostrato che questo genoma del coronavirus conteneva sequenze di un altro virus, ma sono stati costretti a ritirare le loro scoperte a causa della pressione, l’ipotesi mainstream era troppo grande“.
Il Prof. Giuseppe Di Bella ci consiglia di rafforzare il sistema immunitario attraverso l’assunzione di Vitamina C, Vitamina D (attraverso il sole) e il Lisozima (presente in alcuni formaggi molto stagionati);
Il Prof. Luigi Cavanna è stato il primo medico a capire come attivare gli interventi sanitari presso il domicilio dei pazienti;
Andreas Kalcker è un biologo tedesco che ha affermato di aver trovato una cura per trattare quasi tutti i pazienti malati di Covid;
Il Dr. Shiva Ayyadurai (ex MIT) è un americano che si è avventurato in una coraggiosa lotta scientifica e mediatica;
Uno studio di Harvard parla del distanziamento sociale a intermittenza fino al 2022;
Coronavirus, ricercatori in Usa e in India: «Il Covid-19 si rifugia nei testicoli, ecco perché muoiono più uomini»;
«Il coronavirus non si prende al supermarket». Studio tedesco loconfermerebbe;
Meteo e CORONAVIRUS: il caldo e i raggi solari potrebbero fermare l’epidemia.
Ecco cosa dicono gli studiosi, ma in mezzo ci siamo noi e tante volte è difficile capire cosa e chi credere, ma alcuni comportamenti sempre indicati dagli specialisti possono evitare il contagio:
“Le persone dovrebbero fare molta attenzione alle esposizioni ad alte cariche virali, che hanno maggiori probabilità di verificarsi durante le interazioni ravvicinate con una persona infetta, come ad esempio durante gli incontri per un caffè, i bar affollati o quando si visita la nonna nella sua stanza o ci si tocca il viso dopo essere stato in contatto con grandi quantità di virus. Le interazioni con le persone infette sono più pericolose al chiuso e a distanza ravvicinata e la dose aumenta con il tempo di esposizione. Per le interazioni rapide, che non rispettano la regola di mantenere 2 metri di distanza, come quando si paga una cassiera al supermercato, dovrebbero essere brevi e si dovrebbe cercare di rimanere sotto i 2 metri per soli sei secondi“.
“Allo stesso tempo – sostengono i ricercatori – dobbiamo evitare reazioni di panico esagerate alle esposizioni a basse dosi. Gli indumenti e gli imballaggi per alimenti che sono stati esposti a una persona infetta sembrano presentare un rischio basso. Le persone sane che stanno insieme in un supermercato o in ufficio corrono un rischio tollerabile, purché prendano precauzioni come indossare maschere chirurgiche e prendere le distanze dalle persone”.
Ad oggi non esiste un farmaco specifico per prevenire o curare la malattia da coronavirus (COVID-19). La speranza arriva principalmente dal lavoro messo a punto per curare questo virus, tanti sono gli studi in corso: Sobi.IMMUNO-101, è uno studio di Fase 2/3, multicentrico, volto a valutare l’efficacia e la sicurezza di somministrazioni endovenose di Emapalumab, un anticorpo monoclonale anti-interferone gamma, e di Anakinra, un antagonista del recettore per la interleuchina-1, nel ridurre l’iper-infiammazione e il distress respiratorio in pazienti con infezione da nuovo coronavirus. Uno dei piú importanti fattori prognostici negativi in pazienti con infezione da nuovo coronavirus è, infatti, rappresentato dall’iper-infiammazione causata dalla tempesta citochinica a seguito di una risposta esagerata del sistema immunitario alla presenza del virus.
Sarilumab COVID-19, sempre di fase 2/3 come il precedente, è, invece, relativo alla valutazione di efficacia e sicurezza delle somministrazioni per via endovenosa del medicinale Sarilumab, un antagonista del recettore per la interleuchina-6, autorizzato in Italia per il trattamento dell’artrite reumatoide, in pazienti adulti con malattia COVID-19 in stadio severo o critico.
Tocilizumab RCT-TCZ-COVID-19, è uno studio avviato dal Prof. Paolo Ascierto, presidente Fondazione melanoma e direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, il farmaco anti-artrite reumatoide tocilizumab usato ormai in tutto il modo per il trattamento della polmonite interstiziale da Covid-19, sta dando ottimi risultati.
L’agenzia Italiana del farmaco, premesso che non esistono farmaci specifici per la cura, ha fornito un elenco di farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19 nella terapia dei pazienti adulti: Eparine a basso peso molecolare, Azitromicina, Darunavir/cobicistat, Idrossiclorochina, Lopinavir/ritonavir.
L’ultima speranza arriva dall’ ospedale di Novara, dove è partita la sperimentazione per la cura dei malati più gravi con il plasma dei convalescenti guariti dal virus, in collaborazione con il policlinico di Pavia, ottimi i risultati fin ora raggiunti.
Ci prepariamo alla seconda fase, ma resta in tutti noi tanta paura e la speranza che tutto finisca presto.
Claudio Ciotola