Non smette di stupire Artemisia Gentileschi, la pittrice del ‘600 simbolo della lotta per l’emancipazione femminile. L’ultima novità arriva dal Regno Unito. Il restauratore Simon Gillespie ha scoperto la firma dell’artista su un’opera dipinta durante il periodo londinese. Un nuovo quadro che aiuta a comprendere meglio questo complesso personaggio. Anche di questo si parla nell’ultimo film documentario di prossima distribuzione.
L’attribuzione del quadro di Davide e Golia
Il restauratore britannico Simon Gillespie racconterà della scoperta nell’opera audiovisiva “Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera”, film diretto da Jordan River e prodotto dalla Delta Star Pictures. Si tratta di un particolare “Davide con la testa di Golia“, che la pittrice ha dipinto nel periodo di permanenza londinese alla corte del re Carlo I d’Inghilterra; grazie agli accurati lavori di restauro di Gillespie, è stata proprio la spada di Davide a svelare che questo capolavoro è stato dipinto quasi quattro secoli fa dalle mani di Artemisia.
Il film documentario
Il film documentario, che vede nel cast l’attrice Angela Curri (Braccialetti rossi 3; La mafia uccide solo d’estate 2; Raffaello, il principe delle arti) nel ruolo di Artemisia, ripercorre la vita della grande pittrice del ‘600 attraverso un viaggio onirico tra i suoi capolavori, oggi conservati nei più importanti musei del mondo (dal Detroit Institute of Arts al Palazzo Reale di Madrid fino alla Galleria Spada di Roma), nonché in collezioni private, come l’‘Aurora’ (1627 circa), per la prima volta in un documentario Ultra Hd 4K.
Nel documentario sono presenti anche altre testimonianze inedite, come quella di Alessandra Masu, collezionista e storica dell’arte, che introduce alla riscoperta di Artemisia, e della direttrice della Galleria Spada Adriana Capriotti.
L’amicizia con Galileo Galilei
Diverse anche le lettere di Artemisia che vengono analizzate nel documentario, dalle quali emerge il forte carattere dell’artista, grazie alla corrispondenza con collezionisti e personalità dell’epoca, tra cui Galileo Galilei. L’uscita del film era prevista per l’estate con Amazon Prime nel Regno Unito e in Usa, mentre in Italia, in sala così come televisiva e sulle piattaforme, nella primavera di quest’anno, ma per via dell’emergenza nazionale Covid-19 essa subirà una diversa pianificazione; la produzione sta anche valutando una distribuzione contemporanea sia per l’Italia che a livello internazionale proprio perché, mai come nei periodi più difficili l’arte, come confermano anche numerosi studi scientifici, può aiutare le persone nella voglia di rinascita e nella necessità di riscatto interiore. Artemisia di ciò è sicuramente simbolo – non solo del femminismo mondiale -, ma anche di quella forza capace di sprigionare il massimo e il meglio che un essere umano può emanare nelle coscienze, anche a distanza di molti secoli.
La vita
Artemisia Gentileschi nacque a Roma nel 1593. Suo primo maestro fu il padre Orazio, di origine toscane. Lavorò nelle più importanti città dell’epoca: Firenze, Roma, Firenze, Londra e Napoli. Per l’artista Napoli fu la sua scelta definitiva. Qui vissero e si sposarono le due figlie e qui Artemisia morì, si presume, nel 1654. Al di là delle sue doti artistiche, la Gentileschi è ricordata soprattutto per la sua vicenda umana. Da giovane fu vittima di violenza sessuale e, per avere giustizia, fu sottoposta ad un umiliante e lungo processo giudiziario. Nel 1616 fu la prima donna ad essere ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze.
Artemisia e Pozzuoli
Nel Duomo di Pozzuoli sono conservati tre dei quadri realizzati nel periodo napoletano di Artemisia Gentileschi, parte di un ciclo commissionato dal vescovo spagnolo di Pozzuoli Martìn de Lèon y Cardenas dopo il 1631, anno dell’eruzione del Vesuvio. Ad Artemisia furono affidate tre tele – l’Adorazione dei Magi, i Santi Procolo e Nicea, e San Gennaro nell’anfiteatro – che eseguì fra il 1635 e il 1637, anno della sua partenza per l’Inghilterra.