Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’E.c.o., organizzazione degli educatori
L’intensificarsi delle misure restrittive prese dal Governo con l’aggravarsi dell’epidemia, ormai ufficialmente classificata come pandemia, ha allargato la platea delle categorie lavorative coinvolte dall’interruzione, acuendo la situazione di crisi.
La prospettiva, indicata dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, di estendere gli ammortizzatori sociali a tutte le categorie su tutto il territorio nazionale e l’individuazione di 25 miliardi di euro per far fronte alle diverse situazioni di crisi va sicuramente nella giusta direzione, ma non assicura che nello specifico si riesca a far fronte alle reali esigenze di salvaguardia di tutti i lavoratori. In particolare, i diversi settori produttivi potrebbero avere un peso diverso nella definizione dei criteri secondo i quali le risorse verranno distribuite e storicamente sappiamo che quello delle Politiche Sociali non è uno dei più influenti.
A questo si aggiunge l’estrema disomogeneità nella composizione e nel trattamento dei lavoratori che caratterizza il Terzo Settore italiano. In alcune zone di Italia, prevalentemente al Nord, c’è una maggiore presenza di grandi strutture, mentre realtà come quella di Napoli sono caratterizzate da piccole e medie strutture. Questo può significare che nel nostro settore, già marginale, si scateni una guerra all’insegna del darwinismo sociale nella quale le imprese più grandi e i lavoratori più garantiti riescano a far valere maggiormente i propri diritti rispetto a quelli la cui situazione lavorativa è maggiormente precaria.
La centralizzazione delle sedi decisionali che la crisi comporta pone l’esigenza di portare avanti le nostre rivendicazioni sia sul piano locale che su quello nazionale. In un quadro in cui l’Europa consente all’Italia di raggiungere un deficit del 2,9%, vicino ai limiti stabiliti da Maastricht, è a maggior ragione necessario dare agli Enti Locali la possibilità di sforare il patto di stabilità.
È per questi motivi che nel rivendicare il 100% dello stipendio, le educatrici e gli educatori chiedono al Comune di Napoli di farsi promotore di un tavolo nazionale sulle politiche sociali che rappresenti realmente tutto il settore, affinché vengano prese tutte le misure necessarie a garantire lo stipendio di tutti i lavoratori, anche di quelli delle strutture più piccole e dei comuni in maggiore difficoltà, sappiamo infatti che il 92% dei dissesti è nei Comuni del Meridione di Italia.
Facciamo presente che nel settore educativo non c’è bisogno di reperire altri fondi: i progetti sono già finanziati! C’è solo bisogno di individuare la modalità tecnica che renda possibile sbloccare questi fondi anche se il servizio non è stato erogato. Inoltre, sbloccare le risorse già stanziate per i nostri progetti consentirebbe di liberare risorse utili da destinare agli ammortizzatori di altri comparti lavorativi.
GLI EDUCATORI CONSAPEVOLI ORGANIZZATI DI NAPOLI CHIEDONO
- Il riconoscimento del 100% del proprio stipendio.
- L’istituzione di un tavolo nazionale sulle Politiche sociali che affronti le situazioni estremamente differenziate che caratterizzano le varie realtà italiane.
- L’istituzione di un fondo di garanzia dello Stato che agevoli, in ultima istanza, presso le banche anche il credito agli enti più piccoli del terzo settore in modo da garantire la continuità nell’erogazione degli stipendi..
Una delegazione di E.C.O. domani incontrerà nuovamente l’assessore al Lavoro e alle Politiche Sociali del comune di Napoli per presentare le suddette istanze.