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Campi Flegrei: tre giorni di Idee per il Parco Archeologico. Il resoconto

Si è conclusa domenica “Il Parco delle idee”, la tre giorni organizzata dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei al Castello Aragonese di Baia con la presentazione dei progetti elaborati dai gruppi di lavoro e con gli interventi del direttore Fabio Pagano e di chi ha collaborato alla realizzazione di questo esperimento.

“E’ molto importante questa partecipazione che è alla base della nostra strategia. Il piano strategico non lo facciamo da soli, lo facciamo con la nostra comunità spalancando le porte alle persone e alle idee – dice il direttore – ma che non sia fine a se stesso, perché è un percorso che intendiamo portare avanti”.

Portare avanti quindi una metodologia di progettazione partecipata che coinvolga associazioni e privati del territorio ritenuti fondamentali.


“Avere operatori attivi, angeli e protagonisti del posto che raccontano il proprio territorio, è proprio quello che chiedono i turisti, alla ricerca di esperienze dirette e di rapporti umani – continua Pagano – è  importante essere qui e guardare in direzione di quello che potrebbe diventare il nostro nuovo pubblico, che deve essere avvicinato attraverso la formazione di un’offerta turistica importante e supportato con il dialogo tra Parco Archeologico ed enti pubblici volto a migliorare l’accessibilità a questi luoghi”.

I lavori presentati hanno mostrato una certa attenzione verso i portali di promozione e le nuove tecnologie. 
“Le nuove tecnologie – sostiene il direttore – in relazione al Parco Archeologico, che comprende venticinque siti di cui alcuni aperti, altri aperti a singhiozzo e altri aperti solo ad una nicchia di pubblico, ci permettono di essere più inclusivi, di raccontare quei luoghi che sono chiusi o non facilmente accessibili ai più. Ed è possibile farlo proprio partendo dal Castello Aragonese dove in futuro si troveranno spazi per raccontare tutto il Parco e offrire una preconoscenza che possa stimolare la visita di questi siti.”

L’intervento del professor Stefano Consiglio della Federico II

“Tutte le esperienze internazionali che evidenziano una capacità di rigenerazione e di crescita sono passate attraverso dei processi di collaborazione e quindi il Parco dei Campi Flegrei non può che vedere tutte le realtà imprenditoriali, del terzo settore e degli enti locali come soggetti fondamentali per la crescita. Analogamente la comunità circostante non può che vedere il Parco allo stesso modo – dichiara Stefano Consiglio, docente del Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II- In questi giorni abbiamo sottolineato proprio questo aspetto. Fare un laboratorio di partecipazione non è una misura di comunicazione o di benevolenza, bensì il Parco ritiene che per raggiungere gli obiettivi prefissati ha bisogno di tutte le parti che compongono la comunità.”

Un’occasione di crescita che quindi non riguarda unicamente il Parco, ma anche tutto ciò che lo circonda.

“Gli avvisi e le manifestazioni d’interesse che il Parco ha pubblicato su Piscina Mirabilis e Tempio di Serapide fanno parte di un esperimento che può essere allargato anche ad altri siti già aperti e in sicurezza -dice Consiglio – L’unico modo di sopperire alle difficoltà che ad oggi il Parco può incontrare, come la carenza di personale, è il dialogo con il territorio, lavorando insieme e quindi aumentando la fruizione, l’occupazione e l’indotto che queste realtà riescono ad attivare”.

Che sia questa la strada per il raggiungimento di quell’obiettivo prefissato già tanti anni addietro, ovvero lo sviluppo del turismo “di qualità”?

“E’ possibile, ma se tutti i soggetti interessati allargano un po’ lo sguardo – conclude Consiglio – e se si lavora bene sui percorsi, sulla ricezione, sull’enogastronomia, offrendo quindi una base confortevole e rilassante da cui far partire le visite nei luoghi e beni circostanti.

Bisogna rompere un po’ di diffidenza, di sfiducia e questa manifestazione ha dimostrato che ci sono tanti amanti dei Campi Flegrei, pronti a confrontarsi con entusiasmo. Bisogna adesso lavorare per ricucire i fili e tessere le trame tra tutte queste realtà.”

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Antonio Savino
Nato a Napoli nel dicembre del ‘91, si è diplomato in lingue. Amante di ogni forma d’arte e della musica Black in quanto risultato di un movimento che mette le radici nel sociale. E’ stato attore amatoriale tra teatro e cinema. Appassionato di letture sudamericane e forse di ogni cosa che riguardi i Sud del mondo, coltiva la passione per la scrittura.

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