Il
premio letterario Matilde Serao è arrivato alla terza edizione.
Quest’anno la giuria, composta dai giornalisti e dagli editorialisti del
Mattino, ha deciso di assegnare il riconoscimento alla scrittrice Dacia Maraini.
Il
riconoscimento sarà consegnato al Palazzo di Poste Italiane a piazza
Matteotti il 6 novembre nel corso di un evento-spettacolo dedicato alle
eccellenze culturali che si terrà a partire dalle 17.30 nella Sala
Matilde Serao.
Il
programma dell’edizione 2019, che sarà condotta dall’attrice Miriam
Candurro ed avrà inizio con un video a cura di Giffoni Experience,
prevede gli interventi di Antonio Corribolo, Ruggero Cappuccio, Marco
D’Amore, Enzo Avitabile, Iaia Forte e Pino Montesano, di volta in volta
intervistati dai giornalisti Titta Fiore, Federico Vacalebre, Donatella
Trotta e Generoso Picone.
A seguire, dopo i saluti dell’Ad di Poste Italiane Matteo Del Fante, il direttore del “Mattino” Federico Monga intervisterà il Ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini.
In chiusura, la consegna del premio con l’intervento della vincitrice.
IL PREMIO LETTERARIO MATILDE SERAO
Matilde Serao aveva il coraggio, la tenacia, la forza di imporre le proprie idee in una società governata dagli uomini. Scriveva di donne e per le donne senza mai essere, non volle mai essere, femminista. Coltivava con volontà caparbia la sua personalità duale: entusiasmi e furori, malinconie e abbandoni rivendicati con uguale passione.
Lo intuì il giovane Scarfoglio, le sfaccettature di quel carattere così speciale, spiegando in una famosa lettera non priva di spietatezza le ragioni del suo innamoramento: «Questa donna tanto convenzionale e pettegola e falsa tra la gente e tanto semplice, tanto affettuosa, tanto schietta nell’intimità, tanto vanitosa con gli altri e tanto umile meco, tanto brutta nella vita comune e tanto bella nei momenti dell’amore, tanto incorreggibile e arruffona e tanto docile agli insegnamenti, mi piace troppo, troppo….».
Donna Matilde sapeva piacere e sapeva farsi spina nel fianco del potere. Nel privato e nella vita pubblica non abbassò mai la testa. Concepiva la scrittura come un fioretto capace di incidere nel corpo vivo della società e non come sterile strumento di «descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie». Andava al di là delle belle forme perché voleva arrivare a trovarsi faccia a faccia con il crudo disvelamento della realtà.
Attraversò la storia di Napoli a cavallo tra fine Ottocento e inizi Novecento denunciandone senza cedimenti i mali, ma della città nata dalla sirena Partenope che l’aveva accolta bambina seppe raccontare anche la leggerezza, i cambiamenti del costume, i fuochi d’artificio della cultura.
Ad un talento così multiforme, così incontenibile, si ispira il riconoscimento letterario che porta il suo nome.
Il Premio Serao, promosso e organizzato da «Il Mattino» per rendere omaggio alla sua cofondatrice, è dedicato a quelle scrittrici che uniscono al piacere della narrazione il rigore del reportage, in un mix di linguaggi capace di restituire a tutto tondo la complessità di uno sguardo sul mondo.
DACIA MARAINI – BIOGRAFIA
Dacia Maraini nasce a Fiesole (Firenze). La madre Topazia appartiene ad un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta. Il padre, Fosco Maraini, per metà inglese e per metà fiorentino, è un grande etnologo ed è autore di numerosi libri sul Tibet e sull’Estremo Oriente.
La famiglia Maraini si trasferisce in Giappone nel ‘38 poichè il padre porta avanti uno studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido.
Nel ‘43 il governo giapponese, in base al patto d’alleanza cha ha stipulato con Italia e Germania, chiede ai coniugi Maraini di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò. Poiché i due rifiutano, vengono internati insieme alle tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo. Lì patiscono due anni di estrema fame e vengono liberati, soltanto a guerra finita, dagli americani. Nella sua collezione di poesie Mangiami pure, del 1978, la scrittrice racconterà delle atroci privazioni e sofferenze di quegli anni.
Rientrati in Italia, i Maraini si trasferiscono in Sicilia, presso i nonni materni, nella villa Valguarnera di Bagheria, dove le bambine cominciano gli studi. Qualche anno dopo la famiglia si divide: il padre va ad abitare a Roma, lasciando a Palermo sua moglie e le tre figlie che frequentano le scuole in città. Per Dacia sono gli anni della prima formazione letteraria, ma soprattutto del sogno di una fuga che però arriva soltanto al compimento del diciottesimo compleanno, con la decisione di andare a vivere a Roma con il padre. Qui prosegue il liceo e per guadagnare si arrangia facendo l’archivista, la segretaria, la giornalista di fortuna. A ventuno anni fonda, assieme con altri giovani, la rivista letteraria «Tempo di letteratura», e comincia a collaborare, con dei racconti, a riviste quali «Paragone», «Nuovi Argomenti», «Il Mondo».
Nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, La vacanza, cui seguono L’età del malessere (1963, ottiene il Premio Internazionale degli Editori “Formentor”) e A memoria (1967). Grazie all’interessamento di Nanni Balestrini, nel ’66 escono con il titolo Crudeltà all’aria aperta anche le sue poesie, che vengono recensite con molto favore da Guido Piovene. Intanto si sposa con Lucio Pozzi, pittore milanese da cui si divide dopo quattro anni di vita comune e un figlio perso poco prima di nascere.
In questi anni Dacia Maraini comincia a occuparsi anche di teatro. Fonda, assieme ad altri scrittori, il Teatro del Porcospino, in cui si rappresentano solo novità italiane, da Gadda a Parise, da Siciliano a Tornabuoni. Proprio in questo periodo incontra Alberto Moravia, che nel 1962 lascia per lei la moglie e scrittrice Elsa Morante: i due vivranno insieme a lungo, fino ai primi anni Ottanta.
Nel ‘73 fonda assieme con L. Leone, Francesca Pansa, Mariola Boggio e altre, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto da donne. Lei stessa scrive molti testi teatrali, tra i quali Maria Stuarda, che ottiene un grande successo internazionale, Dialogo di una prostituta con un suo cliente, Stravaganza e altri. Dal 1967 ad oggi, Dacia Maraini ha scritto più di trenta opere teatrali, molte delle quali vengono ancora oggi rappresentate in Europa e in America.
Un altro romanzo viene pubblicato nel ‘72, Memorie di una ladra: Monica Vitti ne ricava uno dei suoi film più riusciti. L’anno successivo esce Donna in guerra, poi tradotto, come quasi tutti i suoi libri, in molte lingue. Nell’80 è la volta di Storia di Piera, scritto in collaborazione con Piera degli Esposti: Marco Ferreri ne ricaverà un fortunato film con Marcello Mastroianni.
Degli anni Ottanta sono i romanzi Il treno per Helsinki (1984), sulla nostalgica ricerca degli entusiasmi del passato, e Isolina (1985), la storia toccante di una ragazza a cavallo tra Otto e Novecento.
Nel ‘90 esce Lunga vita di Marianna Ucrìa, che vince il Campiello e altri prestigiosi premi, e ottiene un enorme successo di critica e pubblico. L’anno successivo escono la raccolta di poesie Viaggiando con passo di volpe e il libro di teatro Veronica, meritrice e scrittora. Nel ‘93 è la volta di Bagheria, un appassionante viaggio autobiografico nei luoghi d’infanzia, e Cercando Emma, che ripercorre la vicenda del romanzo Madame Bovary di Flaubert per capire il suo fascino e svelarne il mistero. Nel ‘94 il romanzo Voci, anch’esso vincitore di molti premi letterari, offre una nuova interpretazione sul tema della violenza sulle donne.
I grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell’infanzia sono ancora al centro delle sue opere successive: il breve saggio sulla modernità e sull’aborto Un clandestino a bordo (1996), il libro intervista E tu chi eri? (1998) e la raccolta di racconti sulla violenza sull’infanzia Buio (1999, vincitore del Premio Strega). Del 1997 è il romanzo Dolce per sè, in cui una donna matura e giramondo scrive ad una bambina per evocare i ricordi del suo amore per un giovane violinista, descrivere viaggi, concerti, aneddoti familiari. Se amando troppo (1998) raccoglie le poesie scritte tra 1966 e il 1998.
Tra il 2000 e il 2001 vengono pubblicati: Amata scrittura (in cui svela con passione e umiltà i segreti del mestiere di scrittore), Fare teatro 1966-2000 (che raccoglie quasi tutte le sue opere teatrali) e La nave per Kobe (in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone). Nel 2003 escono invece Piera e gli assassini, il secondo libro scritto in collaborazione con Piera degli Esposti, e le favole di La pecora Dolly. La letteratura, la famiglia e il mistero del corpo sono i temi principali di Colomba (2004). Degli ultimi anni sono invece la raccolta di articoli I giorni di Antigone (2006) e il saggio Il gioco dell’universo (2007) di cui è coautrice insieme al padre. Ancora estremamente prolifica, Dacia Maraini viaggia attraverso il mondo partecipando a conferenze e prime dei suoi spettacoli. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo Il treno dell’ultima notte, nel 2009 la raccolta di racconti La ragazza di via Maqueda, nel 2010 La seduzione dell’altrove, nel 2011 La grande festa, nel 2012 L’amore rubato e nel 2013 Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza. Infine, sempre per Rizzoli, La bambina e il sognatore.