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Fuorigrotta: nuove scoperte nelle Terme romane di via Terracina. Le foto

Riemerge dal passato un tratto dell’antica via Neapolis-Puteoli, una delle arterie più importanti della Campania Felix. Una strada che collegava il porto dell’impero, Pozzuoli, con Napoli. È una delle ultime riscoperte della campagna di scavo degli studenti universitari coordinati dai professori Marco Giglio e Gianluca Soricelli.

A Fuorigrotta, in via Terracina, a pochi passi dallo Stadio San Paolo sono visibili i resti dell’impianto termale romano e di quello che, secondo gli studiosi, non era un luogo di transito e di ristoro tra tue centri urbani ma un piccolo insediamento con case e attività commerciali intorno agli edifici destinati alle terme.

Le Terme si trovano ad un incrocio tra più assi viari: da un lato l’antica strada romana che sorge parallelamente, ma più a sud, dalla moderna strada: praticamente a ridosso tra il muro di cinta dell’area archeologica e il Dipartimento di strutture della Facoltà di Ingegneria. In un angolo degli edifici del complesso termale è visibile un bivio che conduceva verso nord, in collina, per congiungersi con la strada che arrivava a Soccavo.

La strada ha un ampio marciapiede su almeno un lato, un indizio sulla sua importanza. La stessa strada fu, probabilmente, ricostruita più volte. Adesso è visibile chiaramente parte dell’antico basolato che emerge dopo lo scavo di terreno e materiale sedimentario di oltre trenta centimetri che gli studenti universitari stanno eliminando un po’ alla volta.

 

L’intervista

Marco Giglio è docente di Metodologia e tecnica della ricerca archeologica per l’Università L’Orientale di Napoli. È uno dei responsabili della campagna di scavo.

Cosa c’è ancora da scoprire del complesso termale?

“È un sito che ha due settori: quello termale e una zona commerciale e residenziale. Si tratta di aree scavate già nel 1939-1940. Delle Terme sappiamo quasi tutto mentre della seconda zona sappiamo pochissimo: non ci sono piante precise e non sappiamo se i pavimenti che intravediamo furono stati scavati completamente”.

Ad occuparsi degli scavi fu Amedeo Maiuri, sovrintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno…

“Maiuri seguì i lavori durante i lavori della realizzazione della Mostra d’Oltremare; egli volle delimitare l’antica strada romana all’interno della Mostra utilizzando due file di pini: oggi un tratto è visitabile all’interno dell’area fieristica ed è facilmente individuabile proprio per gli alberi. Lo stesso fece per questo altro pezzo di strada dentro l’area termale: però qui i pini furono posti nella parte centrale della carreggiata ricoperta da terrapieno formato con terreno proveniente dai lavori di costruzione dell’università. Non sappiamo il perché della scelta. Con la campagna di scavi di quest’anno stiamo riscoprendo proprio questa strada. I pini solo alberi che hanno radici folte ma che non scendono molto in profondità, quindi il manto stradale non è danneggiato. Forse Maiuri progettò di inserire questi alberi per proteggere la strada sottostante e lasciare ai posteri il suo recupero”.

Cosa avete scoperto con la campagna di quest’anno?

“Stiamo documentando la zona per conoscere le cronologie e le funzioni che gli edifici hanno avuto nel corso del tempo. Si tratta di costruzioni utilizzate nel corso di diversi secoli e più volte rimaneggiate. Gli studenti impiegati sono una decina; stanno facendo esperienza pratica di scavo archeologico e di rilievo. Sono allievi dell’Orientale e della Federico II. Lo scavo è in convenzione con la Soprintendenza ed è diretto dall’Università del Molise con il professor Gianluca Soricelli e da me in quanto docente dell’Orientale”.

C’è ancora da scavare?

“C’è ancora molto da scavare. Lo abbiamo visto lo scorso anno con lo studio dei servizi idraulici delle terme. Lo stiamo vedendo quest’anno facendo emergere la strada coperta da Maiuri. Sarebbe necessaria una campagna di scavi più articolata per rimuovere terrapieno, piante e alberi e riscoprire il basolato”.

E, ad oggi, che avete scoperto?

“Con ogni probabilità riusciamo a spostare più avanti la cronologia dell’impianto termale. Non risale al periodo di Traiano ma, forse, a cinquanta anni dopo. Dobbiamo avere delle conferme. Quello che ci stupisce e che c’è stata una vitalità per molti secoli con interventi edilizi di modifica degli ambienti. Qui c’era una bottega ed un edificio residenziale su due piani: è visibile una scala che portava ad un ambiente superiore”.  

La raccolta fondi

Il Gruppo Archeologico Napoletano, tramite la piattaforma di crowfunding DeRev.com, sta raccogliendo fondi per il restauro di uno dei mosaici a tessere bianche e nere del compelsso Termale.

Per partecipare clicca qui

 

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Ciro Biondi
Giornalista, scrive prevalentemente di attualità, sociale, cultura, turismo e ambiente. E' responsabile dell'Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana di Pozzuoli. Ha collaborato con quotidiani e periodici. E’ specializzato in comunicazione sociale e istituzionale. Si è occupato di uffici stampa ed è presidente dell'associazione di promozione sociale Dialogos. Con le scuole e le associazioni promuove incontri su legalità, volontariato, solidarietà tra i popoli, dialogo tra le religioni e storia. E' laureato in Lettere con una tesi in Storia Medievale. E' docente di scuola statale secondaria di secondo grado. Ha ottenuto vari riconoscimenti per l'attività giornalistica. Per il suo impegno sociale, culturale e professionale nel 2013 il Capo dello Stato lo ha insignito dell'onorificenza di cavaliere della Repubblica.
http://www.cirobiondi.it

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