Un’idea nata da Marco Funeroli e Ferdinando Vesi, per proporre e rielaborare i classici della tavola all’ombra del Vesuvio. Nella cucina di tradizione napoletana esiste un termine, una semplice parolina. L’espressione è Monsù – o anche Monzù – e fu nell’ottocento e negli anni a cavallo, il termine che indicò il cuoco in grado di riuscire a creare piatti d’eccellenza anche utilizzando ingredienti poveri.
Quei cuochi nati sotto il segno di Ferdinando IV “re lazzarone” e la sua consorte Maria Carolina, diedero vita a quella che oggi rappresenta la grande cucina di tradizione napoletana e siciliana. La parola è la versione, rielaborata in vernacolo, di monsieur, assegnata nella versione partenopea – Monsù appunto – a quei cuochi che servivano in case nobiliari, dando un tocco di eleganza e originalità. I Monsù inizialmente operanti su Palermo e Napoli, in origine furono francesi, ma poi subentrarono i cuochi del posto, che ereditarono l’appellativo distintivo di Monsù.
A questa grande cultura del cibo è dedicato, in pieno centro storico, in vicoletto San Domenico, 1 un ristorante che inaugura giovedì 5 luglio alle ore 19. Sarà l’esperto di cose napoletane Amedeo Colella a traghettare gli intervenuti alla inaugurazione, per scoprire origine, aneddoti, retroscena di tanti piatti tipici della grande storia napoletana. L’evento sarà impreziosito dagli interventi musicali di Fabio Fiorillo e Clelia Liguori. L’incontro con la cucina francese, da queste parti, ha dato vita al ragù, ai patè, ai soufflé, ai maccheroni in crosta, al gateau, al sartù e tante altre delizie che quando arrivano in tavola, regalano tutta la loro solennità evocativa prima di essere degustate. Ma, assicurano i fautori del progetto,Marco Funeroli e Ferdinando Vesi, altri succulenti piatti saranno presenti nel ricco menu.